29.5.06

San Francisco...

OK, DOMATTINA MOLTO presto, un altro aereo e via, verso la California. Come al solito, San Francisco. Ci sono notizie da dissodare, distillare e proporre alle folle di lettori in spasmodica attesa nel Vecchio continente. Un lavoro tosto, instancabile, che non conosce fatica.

Parto alle 7 e 15 su un potente quanto stagionato A320 di Air France alla volta di Charles de Gaulle (AF2415), dove riparto su un più moderno 747-400 sempre della compagnia dei cugini d'Oltralpe alla volta dell'aeroporto Internazionale di San Francisco (AF84). La prima tratta è di un'ora e mezzo, la seconda di 11 e 15 minuti.

Mi attendono improrogabili impegni che mi tratterranno da quelle parti sino a sabato prossimo, quando ripartirò alle 16 e 20 locali sempre su un 747-400 di Air France (AF83) alla volta di Charles de Gaulle. 10 ore e 30 minuti in volo, grazie ai favorevoli alisei. A quel punto, il volo AF1714 - il solito A320 - mi scarrozzerà sino a Malpensa in tempo per arrivare all'ora del caffé: un'ora e 35 minuti con scalo previsto per le 14 e 55 di domenica prossima. Insomma, un due giugno fuori porta, come si dice...

27.5.06

A volte ritornano

IERI HANNO FATTO il loro "debutto" in società Lapo Elkann e Michael Jackson (a Tokio, quest'ultimo). Certi dell'esito positivo di questi costosi processi di riposizionamento dei due personaggi per tanti versi così distanti, ne seguiremo con passione l'evoluzione...

25.5.06

Next stop, Florence

ECCOCI, ANCHE QUESTA è fatta. Presentato il libro, gabbato lo santo. Tour de force non indifferente, con arrivo a tarda ora (poco prima di mezzanotte) a Firenze, ancora un pezzo veloce da scrivere, breve sonno ristoratore e domattina c'è il treno per Pisa che parte alle 7 e 51... Puf puf... i reni cigolano...

24.5.06

Siore e siori, ecchilo!

DUNQUE CI SIAMO: domani si presenta il libro del G.A.. E in eccezionale anteprima, ecco il primo paragrafo del primo capitolo introduttivo dell'operetta divertente in undici parti. Solo per voi, mi raccomando! Così poi non direte che non lo sapevate com'era, prima di comprarlo. Perché lo comprerete tutti, vero? E ne parlerete anche agli amici, che se lo compreranno anche loro, vero?

Ecco, cliccate sull'immagine qui di fianco e davanti a voi si spalancherà il gorgo delle Professioni della comunicazione. Non lo trattate male, non ve la prendete se non capite, non cercate di trattenere le risate se vi pare buffo... E' frutto di mesi di lavoro, di ricerche accurate e di consultazioni con i migliori esperti. Per questo, merita la vostra attenzione. Almeno un pochino. Soprattutto per quelli che cercano di sbarcare il lunario nel mondo della comunicazione: sai mai potesse tornare davvero utile, no?

22.5.06

Tutti invitati, mi raccomando!

GIOVEDI' IL GIOVANE Autore (G.A., per gli amici) presenta il suo ultimo libello nella fresca cornice dello IULM, al termine della giornata di orientamento degli studenti. Chissà se ne sarà rimasto ancora qualcuno in aula, quando il Magnifico Rettore Puglisi prenderà in mano il volumetto che vedete qui a fianco e ne tesserà le lodi (spero...).

L'evento, per il quale il dress code è un casual à-la-come-viene-viene, si terrà alle 17.30 spaccate, giusto in tempo per finire Condor e traslare dallo studio 3 della sede Rai di Corso Sempione fino all’Aula 401 – IULM 4, Università IULM, Via Carlo Bo 1. Ovviamente a Milano (sennò mica ce la posso fare: già è difficile così...).

Il G.A., poi, per continuare la tradizione di Vanda Osiris, appena termina il lieto evento schizzerà alla Stazione Centrale di Milano per tentare di acchiappare al volo un treno diretto a Firenze. Venerdì mattina c'è del lavoro da fare a Pisa, senza contare che gli anziani genitori sono da tempo in spasmodica attesa del G.A. in questione. Insomma, fine settimana lungo e niente commenti malevoli, eh?

Vi attendo numerosi, quindi, questo giovedì, auspicabilmente più di quanti siamo sul palco. Cioè, almeno tre. Meglio quattro, se potete. Ma insomma, fate un po' voi...

Calimero, piccolo e nero...

NON CE LA faccio più. Scusate, dev'essere che sono piccolo dentro. Però io lo ascolto tutti i giorni, mi ci coccolo, ormai ne conosco i vezzi e pure le virtù. Insomma, per me il podcast su Apogeo di Antonio Sofi è un must. Dura il giusto, è gradevole, fatto in casa ma non raffazzonato, le ha proprio tutte, compresa la voglia di fare e l'intelligenza del dire. Ha anche un religioso e doveroso culto per Nòva24, che è il mio nido dove sto caldo e mi rigiro...

Epperò, epperò, ma è mai possibile che Quinta di copertina, l'unico podcast che cerchi di raccontare rete, multimedia e tutto il resto attraverso i giornali non trovi mai uno straccio di tempo per leggere uno dei miei articoli. Ma vi pare possibile? Fate lobby con Sofi, mandategli mail, fate partire una petizione online. Insomma, ce la farò, prima o poi!

(capo, Sofi?!)

«I have a bomb on my mind»

QUESTA LA RIPRENDE Severgnini, che commenterà sull'utilità di studiare l'inglese:

Allarme antiterrorismo per un'emicrania
Una passeggera italiana ha detto di «avere una bomba in testa» e la sua vicina di posto ha fatto scattare l'allarme

Allarme antiterrorismo all'aeroporto di Nuova Delhi causato da una semplice emicrania. Ma prima che si chiarisse l'equivoco il decollo è stato sospeso e la partenza è stata rinviata di tre ore.

Tutto è nato da una frase: «Ho una bomba in testa». La 30enne passeggera italiana, colta da una forte mal di testa, ha cercato la solidarietà della socievole ed incuriosita signora indiana seduta accanto a lei, a bordo di un aereo della «Indian Airlines». Il risultato, invece, è stato quello di far scattare l'allarme-terrorismo e sospendere il decollo.

La 30enne è stata interrogata dagli agenti dell'intelligence all'aeroporto e, a fatica, è riuscita a spiegare che voleva semplicemente dire alla sua compagna di viaggio «mi scoppia la testa».


(ps: secondo me è falsa come una moneta da tre euro... ma vattelappesca come si fa a verificare, si saranno detti quelli del Corriere... Attivissimo, aiutaci tu...)

21.5.06

9/11-b

A PROPOSITO, STA circolando con una certa insistenza un documentario indipendente fatto da due giovani che ripropone molti degli interrogativi sollevati dall'11 settembre. In particolare, la verità sull'aereo caduto/abbattuto a Shanksville, Pennsylvania, l'aereo che ha colpito il Pentagono, più varie altre cose sospese. Tra le altre: che fine hanno fatto i passeggeri dei due voli? E' vero che in realtà sono stati fatti atterrare da tutta un'altra parte e che le telefonate registrate erano contraffatte? E' vero che il collasso delle Torri gemelle sarebbe stato causato da una serie di cariche esplosive? E' vero che sono state distrutte le prove delle vendite di azioni immediatamente precedenti l'11 settembre su titoli direttamente coinvolti (compagnie aeree, Boeing etc)? E via dicendo...



Il documentario si chiama 911 Loose Change, è stato realizzato da Dylan Avery, Wikipedia ne parla a lungo. Da notare, peraltro, che come "effetti speciali" per illustrare e dare forza retorica alle tesi vengono utilizzati Flight Simulator e Google Earth. Inoltre, tra le fonti (moltissime web) presentate a video, proprio Wikipedia è considerata una di quelle centrali.



Il video è tra i più scaricati su Google Video, ma è disponibile anche il rip del Dvd tramite il circuito di BitTorrent.

C'è da credergli? Non mancano i critici, alcuni dei quali molto precisi e dettagliati...

9/11

INTANTO, VISTO CHE è domenica, è anche il momento di Doonesbury, by Gary B. Trudeau. Se cliccate sulla vignetta, si ingrandisce etc etc...

20.5.06

L'estate dei paradossi volanti

SARANNO PIENI COME un uovo. E questo non è un bene. I voli negli Stati Uniti, questa estate, promettono infatti un pienone come mai prima. Sarà la stagione più "calda" dalla Seconda guerra mondiale, con 207 milioni di passeggeri previsti, un livello di occupazione degli aerei da record, pari all'80%, con punte sino al 90%.

D'altro canto, a partire dall11 settembre le compagnie aeree statunitensi sono state letteralmente massacrate dalla più grave crisi della loro storia, e tuttora stanno diminuendo gli apparecchi e il personale: solo di aeroplani le sei maggiori aerolinee ne hanno tolti dal cielo circa 700, pari al 20% rispetto al livello raggiunto cinque anni fa. Tutti "parcheggiati" nel caldo secco del deserto del Mojave, in Nevada.

In più, negli Usa adesso i voli nazionali vengono "regolarmente degradati" da apparecchi a due corridoi ad apparecchi ad un corridoio, e quelli regionali da apparecchi ad un corridoio a jet regionali. In sostanza, sempre meno posti vuol dire sempre più chances di lasciare qualche passeggero a terra. E i trattamenti diventano sempre più essenziali, mentre i prezzi in questa fase levitano: per andare da Washington a Chicago si possono spendere quattro o cinquecento dollari come minimo, mentre l'estate scorsa ne bastavano 100-150.

Una delle tendenze che sta provocando questa situazione di vera e propria crisi, la peggiore mai affrontata negli Usa e nella quale ci saranno caos e rischi di collasso del sistema - sia nella gestione delle code, della sicurezza e dei bagagli, tutti settori attualmente sottoposti a forti tagli di personale - è dovuta anche alla politica di molte grandi compagnie aeree, che stanno spostando qualunque aereo di dimensioni "consistenti" nelle rotte internazionali dove può spuntare prezzi più alti per i biglietti: Delta ha messo tutti i suoi Boeing 767 - una volta utilizzati per fare il volo transcontinentale - sulle rotte intercontinentali. Da costa a costa adesso volano i Boeing 757, che hanno una capienza significativamente minore: almeno trenta posti in meno su un totale di 204.

Sempre Delta, per fare un altro esempio che descriva la situazione, potrà vendere 82 mila posti in meno al giorno per tutto il mese di luglio e di agosto rispetto al 2005: un calo netto del 18%.

Nonostante l'aumento del costo del petrolio e queste scelte drastiche, in realtà l'industria del trasporto aereo negli Usa mai come questa estate sarà stata in controtendenza rispetto al resto dell'economia. E quando l'economia "viaggia", viaggiano anche le persone, per fare business qua e là nel mondo e negli Usa. Inoltre, maggiore occupazione, maggiori stipendi, il tutto si traduce in maggiore desiderio di vacanza e quindi di viaggio.

Uno degli effetti più spiacevoli, tra gli altri, è quello che rende praticamente impossibile, per chi ha accumulato in maniera certosina le sue miglia da bravo frequent flyer, spenderle.

Se proprio vogliamo cercare un colpevole di questa situazione, o meglio uno dei fattori che l'hanno sicuramente resa più grave, è la possibilità di cercare su Internet i biglietti aerei. Se da un lato ha reso più economici almeno all'inizio i costi per i passeggeri, ha anche aiutato le compagnie aeree a vendere praticamente tutti i posti che avevano a disposizione e anche di più (come al solito: overbooking, ma di tipo diverso, più sistematico e meno dettato da disfunzioni su singoli voli), rendendo il sistema più rigido e non in grado di adattarsi agli improvvisi mutamenti. Il rischio negli Usa questa estate è il collasso. Occhio, quindi, se ci dovete andare...

(Fonti: New York Times, San Francisco Chronicle, FrequentFlier.com, Delta Air Lines; Southwest Airlines)

Per essere bello, è proprio bello

APPLE HA UN nuovo flag store a New York City. Aperto 365 giorni l'anno, 24 ore al giorno: praticamente sempre, Natale e capodanno compresi. In rete se ne parla parecchio. Iniziamo con il servizio della Nbc:



Ma ovviamente, c'è di più. Una buona sintesi su Macity, una nota veloce sul blog di Nòva24, la cronaca (e tantissime altre info) in inglese su IFO e poi tanto ancora in rete. Come il bel filmato sempre di IFO oppure altri video che cominciano a girare:

.

La cosa emoziona di più che non i nuovi portatili, MacBook. (A proposito, Mantellini segnala che è uscita la recensione "quasi definitiva" su ArsTechnica). Sempre parlando di macchine, c'è chi non ama particolarmente quelle della Apple. E ne fa una parodia divertente...

18.5.06

Again? But, hey, you mean...

PARE CHE ALMENO questo colpo di reni "selvaggio" dei giorni scorsi ce l'abbiamo fatta a finirlo. Ladies and gentlemen, l'ho fatto di nuovo: il sottoscritto ha partorito un altro libro, in tutte le librerie del Paese a partire dal prossimo giugno al prezzo di copertina di "soli" 14 euro per 144 pagine di densa sapienza.



E' stato cimento non facile, ammettiamolo. Ma il prestigioso volumetto è pronto e per di più ad un prezzo non scandaloso (come il precedente). Sono soddisfazioni, almeno da questo punto di vista. Se cliccate sull'immagine, si ingrandisce la copertina e magari vedete anche qualcosa di meglio.

Ma di che cosa parla, questo nuovo, avvincente libello del Giovane Autore? Si tratta di un viaggio attraverso le professioni della comunicazione. Attenzione, non solo in compagnia del G.A., ma con ben sedici e più titolati del G.A. a dire cose di rilievo. Più il buon Alberto Abruzzese, che ha scritto la prefazione. Insomma, se vi sono dei meriti, devo ammettere che appartengono a queste signore e questi signori che gentilmente hanno concesso il loro tempo e la loro intelligenza all'umile lavoro del cronista (grazie!!!).

Perché, poi, di questo si tratta: un viaggio in compagnia del G.A., del vostro cronista preferito, quello che popola questo Posto quotidianamente dall'ottobre del 2002, attraverso i mondi nuovi e meno nuovi della comunicazione. Che, diciamocelo, è uno dei settori verso i quali si stanno dirigendo parecchie migliaia di studenti ogni anno e all'interno del quale qualche posto (flessibile?) di lavoro forse c'è. E proprio per queste anime giovani, ma anche meno giovani e già impegnate in qualche attività lavorativa (già flessibile?), che s'è pensato di scrivere questo libro. L'idea è di viaggiare mostrando qualche panorama noto e altri meno noti. Poi, se uno decide di trasferirsi e andare a vivere da qualche parte quaggiù, tra le professioni della comunicazione, veda lui. Almeno, una mezza idea se la potrebbe essere fatta.

Una piattaforma chiamata Google

SARA' PERCHE' IN qualche modo devo scriverne e quindi mi tocca pure pensarci, ma questa cosa di Google che sfida Microsoft è sempre meno convincente. Cioè, lo è sempre meno se la si guarda dal punto di vista di come Microsoft fa business. L'azienda produce software e basta (con un paio di notabili eccezioni tra le quali la Xbox 360, qualche mouse, qualche tastiera e qualche joypad), e sul piano del software Google fa veramente pochino. Giusto una sbarretta da tenere dentro il computer, Picasa (per riorganizzare le foto) e Google Earth, che è un fantastico programma per navigare il mondo, ma non cambia il modo in cui si lavora in ufficio.

Invece, il mondo del Googleplex ruota intorno all'identità, cioè all'iscrizione e registrazione dentro i server di Google come soggetti unici. Il cavallo di Troia in questo caso è Gmail, la posta elettronica. Da qui, con questa username e questa password con cui si guarda la posta, tutto è personalizzabile: Google Trends, lo storico le proprie ricerche, Google Talk per chattare, Google Finance in cui simulare il proprio portafoglio azionario e vedere nel tempo come procede (io a questo punto ci sto già perdendo un po' di soldi virtuali, mannaggia...). Google Homepage, Google Calendar, tra un po' Google Writley e poi chi più ne ha più ne metta.

L'unica "identità" non allineata a Gmail sta dentro Blogger, ma forse lì il problema era che gli utenti di blogger sono già qualche milione... però una opzione di consolidare username e password la potevano anche dare.

Ecco, su questo io ci sto lavorando sopra, qualunque suggerimento è il benvenuto, insieme a quelli relativi al fantastico lavoro con le cartografie (avete presente Google Maps localizzato in italiano) e a quel che vi viene... Veloci però!

17.5.06

Feeling blue

OGGI MI SENTO così:

Turani-Meter (ovvero, Auditurani)

HANNO SCATENATO LA belva: il giornalista più prolifico della storia dell'editoria contemporanea adesso ha un blog. Si chiama "Il Blog di Giuseppe Turani", invero senza molta fantasia. Ma un marchio è un marchio, no frills needed...

Le capacità del giornalista "cartaceo" che noi tutti conosciamo e stimiamo dalle pagine di Repubblica (e segnatamente di Affari e Finanza del lunedì) sono ben note al milione e mezzo di lettori del suo giornale: al suo confronto, Giuliano Ferrara sembra soffre di stitichezza nell'articolare il pensiero nei paginoni del Foglio e io stesso paio avere difficoltà nel vergare concetti in questo blog.

Però, forse lo strumento online non gli permette ancora di esprimersi con la dovuta abbondanza. Che ci sia dietro un problema? Vediamo, nella tradizione degli sport statunitensi, alcune brevi statistiche:

01, il giorno di esordio: 8 maggio. 2 post, 2689 battute spazi inclusi. Si scaldano i motori.

02, 9 maggio. 1 post, 2074 battute spazi inclusi. Un lieve calo fisiologico.

03, 10 maggio. 1 post, 1077 battute. Rallentamento sensibile.

04, 12 maggio (di rientro dal week end). 1 post, 1588 battute. Tanto per sgranchire la tastiera.

05, 16 maggio (dopo un mini-sabbatico). 1 post, 1516 battute. Comincia la flessione?

(continua...)

16.5.06

Visto che musica?

SORPRENDENTE APPLE. IN quattro giorni ribalta le indiscrezioni circa l'uscita di un telefono cellulare con la mela e presenta invece la nuova linea di portatili, gli ultraeconomici MacBook bianchi e neri (per echeggiare i due non-colori degli iPod).

A partire dalla fine della scorsa settimana, infatti, prima internet e poi moltissimi giornali in tutto il mondo avevano dato per certo l'accordo tra Apple e la nipponica SoftBank, provider Internet e da poco proprietaria anche del brand Vodafone giapponese, per produrre un telefono cellulare Umts in grado di funzionare come un iPod e scaricare la musica dal negozio online iTunes Music Store.

Falsa la notizia, che era stata lanciata da un fantomatico sito giapponese e finita tra gli altri in prima pagina sul New York Times, smentita ufficialmente dalla stessa SoftBank, e vera invece quella relativa al lancio dei nuovi modelli di portatili entry-level (negli Usa il prezzo si aggira intorno ai mille dollari) dotati di schermo panoramico da 13 pollici e processori Intel Core Single e Core Duo.

Però...

Entrando nel merito...

DI CALCIO NON me ne intendo e non lo pratico. Però, visto che del tema ne parla anche il capo e che io ragiono in questo modo (forse per antico vizio derivante dal quotidiano per cui scrivo), e cioè: ma gli sponsor che cacciano fuori milioni di euro per comparire sulle magliette delle grandi squadre, dove sono? Stanno zitti, oppure esprimeranno giudizi, chiederanno i soldi indietro e magari vorranno anche che i loro simboli vengano tolti da quelle stesse magliette?

A quanto pare, spendono ma stanno zitti...

15.5.06

Smile

GUILLAUME DUCHENNE ERA un neurologo. Un pioniere, visto che è nato nel 1806 ed è morto nel 1875. Ha studiato le espressioni degli esseri umani in un modo un po' brutale (utilizzava l'elettricità, che non penso fosse solo per scopi ricreativi ma anche per tentare di curare patologie come la distrofia muscolare), ma ha anche fatto scoperte importanti. Ad esempio, che il vero sorriso, quello profondo che libera endorfine e ci fa stare meglio, coinvolge la muscolatura degli zigomi e degli occhi. Si sorride cioè con tutto il volto e non solo con le labbra (come accade invece con i sorrisi di circostanza o professionali, tipo le hostess sugli aerei - con la sentita eccezione di metà degli equipaggi di cabina di Alitalia of course). Il sorriso profondo è chiamato per questo "Sorriso Duchenne", quello artificiale invece "Sorriso Pan Am", dall'abilità nell'ottenerlo delle hostess degli aerei della (defunta) compagnia americana.

Il sorriso parrebbe essere una pratica innata e dettata dall'istinto, perché la si ritrova in effetti ovunque tra le culture del pianeta. Inoltre, ci sono anche ecografie che mostrano sorrisi di feti nelle ultime settimane prima della nascita. Però, alcuni antropologi hanno messo in discussione questa teoria, portando il sorriso Duchenne nella sfera dei comportamenti indotti dalla società, grazie alle in verità scarse testimonianze dei cosiddetti "bambini selvaggi" (tipo Romolo e Remo allevati dalla lupa oppure Tarzan di E.R. Burroughs e il protagonista del Libro della Giungla di R. Kipling, Mowgli). Pare infatti che questi bambini non sorridano spontaneamente. C'è anche da chiedersi quali motivi avrebbero, visto il tipo di cambiamento di contesto al quale sono stati sottoposti per essere studiati e probabilmente anche per via della mancanza di stimoli sociali adatti a stimolare la pratica del sorriso mentre sono allo stato naturale.

Girando con il tram per Milano, se ci si nasconde dietro il bloc-notes cercando di osservare quel che circola attorno a noi e lo si compara con quel che si vede altrove (per esempio negli aeroporti statunitensi ed europei, oppure nelle città americane) l'odioso pensiero di dar ragione al Presidente del consiglio uscente si fa largo: sorridiamo poco o niente. Cioè, noi "vecchi italiani", perché non solo negli altri paesi si sorride di più, ma anche gli ospiti, i migranti e i nuovi italiani hanno visi più caratterizzati, vivaci, sorridenti, attivi. Che il genotipo del "vecchio italiano" si stia incamminando verso l'estinzione? Il saldo statistico è tutto a svantaggio di noialtri, si figlia meno e soprattutto mi pare - guardandoci in faccia - che non ci si diverta neanche tanto. O no?

14.5.06

Labor limae


C'E' IN QUESTI giorni, io credo, chi sta lavorando come un matto per aggiornare la prima edizione appena uscita. Si tratta di John Foot, che ha scritto un libro intitolato Calcio: A History of Italian Football. L'Independent ne parla molto bene e certe volte ci vuole uno sguardo esterno per scoprire un ulteriore lato patetico delle vicende giudiziarie e sociali che in questi giorni stanno scuotendo il nostro Paese. Scuotendo! Perché il calcio scuote un Paese, capite... mah!

Ah, se poi vi interessa comprare il libro (pare ne valga davvero la pena), si può aspettare settembre per l'edizione italiana o forse autunno inoltrato per la seconda edizione britannica...

Mr Doonesbury, it's sunday...

COME AL SOLITO, basta cliccare sopra per vedere meglio. Gary B. Trudeau lo conoscete già, no?

Quei ragazzoni e quelle ragazzone di là dall'oceano

SONO MOTIVATI DALL'Incanto del Paradiso. Sono mossi dalla sensazione che ci sia un destino più glorioso appena più in là. Gli americani non sono un popolo superficiale: sono fantasiosi, sognatori, non sono né meditativi né cupi o pensierosi. Gli americani hanno la sindrome di nobiltà: hanno difficoltà ad adattarsi alle circostanze della realtà.

David Brooks, giornalista e commentatore politico del New York Times, con il suo libro Happy Days (edito da Lindau, 23 euro per 310 pagine) fa un eccellente lavoro nel raccontare il "tipo americano". Lo tiro fuori adesso (l'avevo letto subito prima di partire per San Francisco) perché mi pare appropriato. Brooks si è inventato una sorta di "sociologia comica", che vuol dire raccontare con una buona e solida base documentale la storia di un popolo condendola di divertenti paradossi e giochi sofisticati sui tipi e i generi del suo Paese. Immaginate un Michele Serra che abbia studiato economia e commercio (perché il giornalismo e la saggistica negli Stati Uniti sono una cosa seria) e scriva in maniera divertente ma con un'ampia offerta sempre condita di dati, numeri, citazioni.

Il libro a dire il vero varrebbe solo per la copertina: una vecchia Pontiac nel mezzo della famiglia da pubblicità del Mulino Bianco, il buon vicinato, i sorrisi di un tempo colorato che non c'è più. La tesi di fondo di Brooks è che il popolo americano, il suo popolo, sia straordinario: è la riscoperta dell'American Dream come motore attuale del paese che sta cambiando da trent'anni in maniera radicale, inventando una società inedita, fatta di periferie e di competizione, di faciloni e di abbondanza, di spazi grandiosi e di materialismo a tutti i costi.

Il ritratto è sicuramente positivo, la conclusione fin troppo animata dalla ricerca del lato profondo e immortale della società statunitense, ma il volumetto è comunque valido e divertente. Un micro-viaggio che ne vale la pena.

13.5.06

Servizio completo

RICORDO AI PASSANTI che nel Posto #2 vengono sempre serviti caldi interessanti articoli pubblicati dal sottoscritto sulla grande stampa nazionale. Letture buone per tutti i palati. Qui accanto c'è il link diretto e poi anche il feed Rss reperibile pur'esso in loco. Prego, servitevi pure...

News dal Vecchio Mondo

E' STATO UN po' più complicato del previsto, ma ce l'ho fatta. Europa, sei mia! Sono di nuovo a casa, a Milano.

Traversato l'Atlantico con ancora il sapore dei gamberetti (gamberetti! gamberetti!) in bocca, ho rischiato di perdere l'aereo a Francoforte come un dilettante: hanno spostato il gate all'ultimo minuto e in quella benedetta aerostazione le distanze sono epocali. Ma, con un po' di fortuna e tante buone gambe, sono riuscito a beccare l'aereo che praticamente aspettava solo me.

Qui nella vecchia e decadente città del Nord la vita scorre umida, come in attesa di un temporale. Lufthansa anche in questo momento sta facendo volare nei cieli i suoi possenti bisonti (e come lei, le altre compagnie, con la notabile eccezione della brasiliana Varig, che è a rischio chiusura in queste ore) e io non posso non guardare verso l'alto pensando che fino a poche ore fa ero lassù, perso tra le nuvole.

Ci pensate mai? Voglio dire, se prendete l'aereo, vi capita mai di riflettere che state volando a diecimila metri di altezza in un cilindro di alluminio spesso un centimetro o poco più, grazie all'effetto di Bernoulli applicato alla superficie delle ali e alla reazione dei jet (due o quattro, raramente tre) che spingono come poche cose nel mondo sono capaci di spingere con quel volume e quella massa?

Tutto questo, calcolando che il progresso dell'aeronautica civile è sostanzialmente piatto da trent'anni e lo sarà ancora per almeno quindici-venti (con l'entrata in linea dei nuovi A350, A380, B787 e via dicendo), nonostante il piccolo problemino del petrolio che comincia a scarseggiare. Cioè, voliamo con queste tecnologie a livelli di prezzo che consentono all'economia globale di correre attraverso gli oceani, attraverso i continenti: bastano piccole variazioni e per esempio le compagnie più indebitate chiudono, le tariffe salgono e le opportunità di viaggiare evaporano come neve al sole.

Però quando siamo lassù, a diecimila metri di quota, lanciati a otto-novecento chilometri l'ora lungo un binario che ha la sezione di una decina di miglia cubiche, il mondo è veramente diverso. Le nuvole le vediamo dall'alto, la curvatura del pianeta si comincia ad intuire (solo con il Concorde si vedeva appieno, perché saliva molto di più), vicino al polo fioriscono fenomeno boreali affascinanti, il ronzio continuo dei motori diventa una vibrazione simile a quelle che ci accompagnavano nella placenta. Gli esseri umani, che non riescono ad essere altro da se stessi, ricostruiscono anche nella carlinga degli apparecchi di lucido alluminio piccoli microcosmi sociali di facce allegre e tristi, di noia, di reciproco ignorarsi o scoprirsi (conoscete il mile high club?), di piccole bontà e cattiverie.

Però, tutto sommato, per i più meditativi tra noi, lassù c'è sempre la possibilità di avere un posto accanto al finestrino. Quel piccolo oblò dal quale è possibile perdersi in riflessioni sulla natura di tutto oppure semplicemente ritrovarsi seguendo una via zen per il niente che ci circonda. E' bello rientrare a casa, soprattutto perché è bello viaggiare attraverso i cieli del nostro pianeta.

10.5.06

Demografia dei poveri

STAMATTINA SUL SAN Francisco Chronicle leggevo che negli Usa l'età media è 36,2 anni (nel 2000 era 35,3). Si tratta della media dell'età di tutta la popolazione vivente. L'età media in Italia è 42,2 anni, l'attesa di vita per chi viene al mondo oggi invece è 79,8 anni (negli Usa è 77,8). La metà matematica per l'aspettativa di vita cade rispettivamente a 39,9 anni da noi e a 38,9 anni negli Usa.

Il punto è questo: io ho 36 anni e comunque la si metta sono praticamente "di mezza età". Dal punto di vista dell'età media della popolazione (che è un concetto più aderente all'idea di mezza età sociale ma meno rispetto a quella dantesca del "mezzo del cammino di nostra vita") negli Usa l'ho già superata. Lo farò presente al prossimo che mi propone un contratto di formazione.

Un'altra cosa: Giorgio Napolitano, che ha 81 anni, non solo è più anziano di quanto non lo fosse Carlo Azeglio Ciampi quando è diventato presidente della Repubblica, ma è anche a oltre il doppio di entrambi gli indicatori di "metà". Sta pure oltre l'aspettativa media di vita nel nostro Paese: sale al Colle quando la maggior parte della gente finisce sottoterra...

La vita a monte della valle

ORMAI SONO TRE O quattro giorni che sono asserragliato a San Francisco, chiuso in centri convegnistici, stanze d'albergo senza connessione e costosi ristoranti nella baia. La tecnologia fluisce potente, come la forza, in questo luogo dell'Occidente in cui la frutta cresce più grande, più grandi sono gli animali e la gente sorride più spesso.

Ieri mi sono ritagliato un'oretta di tempo libero tutto per me. Domenica avevo già fatto strage di libri, quindi niente acquisti. Invece, seguendo il consiglio di un'amica, sono andato a un piccolo ristorante a Polk St. Ne condivido con voi il senso: è stato creato e viene gestito da italiani (di terza o quarta generazione, totalmente dimentichi delle loro origini), in un piccolo e folkloristico spazio fatto di marmi e di un lungo bancone. Sembra quasi un sushi bar, se non fosse che si mangiano solo insalate di frutti di mare, salmoni affumicati, granchi ed aragoste di ogni razza e peso, quintali di vongole e cozze.

Pare sia un luogo alla moda: ben frequentato dalla crema casual della vita locale. C'è chi ha visto Bill Gates in maglietta venire a farsi un panino di gamberetti e salsa rosa con un amico, oppure chi si è seduto accanto a John Getty (nipote di quel tizio molto ricco di nome Paul) e si è sentito chiedere com'erano i gamberetti.

Ecco, la vita nella Baia scorre così, in questi pomeriggi molto assolati che paiono essere presi di peso dalla California del sud: le strade diventano chiare, il bianco delle basse casette in legno un po' vittoriane e un po' spagnoleggianti quasi abbaia e veder passare vecchi cassoni anni Settanta ricorda quei film un po' di protesta e un po' comici con James Caan.

Swan Oyster Depot è al 1517 di Polk St., fra Sacramento e California (le vie, non i luoghi). Si mangia in un ambiente parecchio spartano ma buono, ci sono lunghe code, è aperto solo a pranzo (e non la domenica). Costa pure un po' caro. Ma volete mettere sedere sullo sgabello accanto al vecchio nipote del fondatore del Getty Museum mentre si fa scarpetta della salsa dei gamberetti?

7.5.06

Che Frisco che fa

ALCUNE RAPIDE CONSIDERAZIONI: sono arrivato a San Francisco, ma non sono partito da Francoforte. Era Monaco di Baviera. E poi, dopo il decollo, una signora in economy ha avuto un attacco di appendicite acuta e ci siamo fermati un attimo ad Amsterdam per farla scendere (l'hanno ricoverata e presumo operata al volo). Per il resto, tutto bene: un po' di corsa ma tutto bene...

Ora vado a mangiare qualcosa, chessò, un panino, un hamburger... saludos

5.5.06

Errata corrige: il piano di volo completo

DUNQUE, QUASI PER caso davo un'occhiata al biglietto aereo e scopro che il mio tragitto è un po' più complesso del previsto. Vado a San Francisco domani, in effetti. Parto alle 7 da Malpensa (UA8863 operato da AirDolomiti per Lufthansa in code sharing con United Airlines e l'apparecchio è un Aerospace 146) e arrivo di là dalle Alpi alle 8,20 del mattino. A quel punto, mi posso annoiare per parecchie ore, perché riparto alle 12.20 con il volo UA907 (si tratta di un 767) per San Francisco con tappa intermedia a Chicago O'Hare International dove prendo un 777 per l'ultima tratta.

Il ritorno l'11 sarà più semplice: parto alle 14 con il volo UA900 a bordo di un 747 che ci spara a Francoforte dove arrivo 10 ore e 47 minuti dopo, cioè a mattina inoltrata. Colà prendo dopopranzo il volo UA9216, questa volta un Airbus A320, che atterra a Malpensa in poco più di un'ora. Insomma, cinque decolli in una settimana e tutti con apparecchi diversi. Un bel rifrullo, come si dice dalle mie parti...

Se posso, fotografo e poi metto in rete: per gli appassionati del genere.

Depistaggi

E SE TUTTO questo casino su Previti fosse solo un'abile mossa per sviare l'attenzione dal caso Moggi e i suoi arbitri?
Perché, insomma... no?

Ps: per chi si stesse preoccupando, quando un parlamentare scrive la sua bella lettera di dimissioni (e poi magari la consegna anche alla segreteria della Presidenza della Camera, cosa a quanto pare non ancora successa) c'è una giunta apposita che si incarica di istruire un procedimento e annesso dibattito che culmina con una votazione alla quale, per prassi, la prima volta la Camera risponde con un esito negativo. Questioni di etichetta parlamentare.

Ricordiamoci che in Italia le dimissioni vengono accettate solo obtorto collo e dopo gran fatica ed insistere...

Security check

DOMATTINA MOLTO PRESTO balzo su un aereo che, dopo una rapida fermata a Francoforte, trasferisce questo Posto a San Francisco per qualche giorno. Qui sono saltati Pasqua, 25 aprile e pure il primo maggio causa intensa attività atletica (i cui frutti veri arriveranno tra pochi giorni) e quindi un po' di ripresa di contatto con il mondo estero è d'uopo: non sono Xavier de Maitre che scrisse Viaggio intorno alla mia stanza, duecento anni fa e - francamente - non ardisco a diventarlo. Ho bisogno di panorami più ampi.

Bene, sul Guardian di un paio di giorni fa (tanto per citare il Capo e la sua incontenibile passione per il quotidiano britannico, ha una storia divertente e alquanto terribile sulle informazioni che lasciamo involontariamente a disposizione dei ladri di identità. Si scende dall'aereo, si butta in un cestino il tagliando del biglietto (quello col numero del posto sopra) e chi lo trova può ricostruire praticamente tutto di noi.

It said Broer had flown from Brussels to London on March 15 at 7.10am on BA flight 389 in seat 03C. It also told me he was a "Gold" standard passenger and gave me his frequent-flyer number. I picked up the stub, mindful of a conversation I had had with a computer security expert two months earlier, and put it in my pocket.
If the expert was right, this stub would enable me to access Broer's personal information, including his passport number, date of birth and nationality. It would provide the building blocks for stealing his identity, ruining his future travel plans - and even allow me to fake his passport.

It would also serve as the perfect tool for demonstrating the chaotic collection, storage and security of personal information gathered as a result of America's near-fanatical desire to collect data on travellers flying to the US - and raise serious questions about the sort of problems we can expect when ID cards are introduced in 2008.

Ah, la vera Diva

OGGI SUL CORRIERE consueta pagina di attualità scottante: le bocche delle donne rovinate dalle labbra a canotto: troppo silicone. Segue scheda con tre telegeniche nostrane e in alto a destra in pagina (ma non online) c'è una didascalia garibaldina che svela l'età di Monica Bellucci: 38 anni.

Niente male, la signora. Peccato siano quasi 42 gli anni, dato che è nata il 30 settembre 1964 a Città di Castello, in Umbria. Se continua così, finisce che la sorpasso da destra e ai 50 ci arrivo prima io...

Andavo un po' di corsa

ERO TALMENTE PRESO dai principali colpi di reni degli ultimi tempi, che ho quasi dimenticato il piccolo carpiato all'indietro con avvitamento su un piede solo di un fine settimana di qualche mese fa. Però, essendo giunto a compimento, vale la pena segnalarlo.

Nel rapido ed interessante mini-tomo Il Tuo Podcast, 160 pagine euro 9,90 per i tipi di FAG, curato da Stefania Boiano e Giuliano Gaia, ho cacciato fuori un capitolo tutto dedicato a come si registra la trasmissione radio-digitale perfetta col Mac. Loro, invece, insieme a vari altri amici, hanno spiegato come si realizzano tutte le altre trasmissioni praticamente perfette senza il Mac (cioè col PC: un po' più complicato da fare ma poi viene bene lo stesso).

Per dare un'idea, sul sito ci sono i contenuti aggiuntivi, come questa ottima intervista a Michela Sechi di Radio Popolare.

Vale la pena: comprate, comprate...

4.5.06

Microcose online

BRUCE STERLING, CHE qui piace abbastanza, oltre che scrivere parla anche. E pure bene: lo potete ascoltare in questa pagina, mentre discetta dell'Internet delle cose, della ricerca delle proprie chiavi tramite Google e altre amenità del genere.

Già che ci siamo, segnalo che Douglas Coupland, quello di Generazione X e Microservi, sta per pubblicare negli Usa JPOD, sulla generazione di quelli che... indovinate un po' voi...

2.5.06

Numeri e viaggi

CI SONO STORIE che ti seguono anche per anni e numeri che ti perseguitano alle volte per periodi che paiono infiniti. Adesso, ad esempio, è una fase strana. Ho finito la parte grossa del colpo di reni, domattina superiamo la soglia del 100% (vale a dire, il tutto si trasferisce in un posto dove non posso più fare niente, quindi non mi riguarda) e la ruota infinita del karma e della vita ora spinge nella direzione di nuovi lavori e di nuove avventure: rotture di scatole e sbattimenti da campionato del mondo in vista, quindi.

Sto perdendo un po' il polso degli Usa e ne consegue - per rimediare - che sabato mattina mi proietto a San Francisco. Avendo passato Pasqua, 25 aprile e 1 maggio davanti al computer a lavorare (privo delle cartesiane sicurezze embedded che tanti parrebbero avere in questo periodo di precarietà feroce ed anche esistenziale), ho pure bisogno di un cambiamento di panorama abbastanza radicale. Coltivo, la sera mentre mi addormento, il sogno di riprendere a fine giugno un po' di nomadismo seriale. Se l'autorevole quotidiano rosa per il quale scrivo lo vorrà, mi piacerebbe passare un periodo giugno-luglio-agosto di totale rimbalzo da un appuntamento estero all'altro. (capito fdb? lo so che mi leggi, lo so...) Chissà, magari finita la trasmissione alla radio (Condor va in vacanza a metà giugno) i desideri si potrebbero anche realizzare, oppure la vita riserverà la solita sorpresa piacevole e totalmente inaspettata.

Si parlava di numeri che perseguitano: quello di questo periodo è il numero di mail quotidiane, in entrata e in uscita. Siamo a 200, al netto dello spam. Comincia a diventare un lavoro solo gestire la casella della posta. Poi, ci sono le tre ore di telefono quotidiane, per un totale di trenta-quaranta singole telefonate. Più, gli esseri umani con i quali interfacciarsi ogni giorno (mediamente, una quindicina). L'idea è che Tokio, Pechino, Los Angeles e Hong Kong mi appaiono come monasteri perduti di meditazione esistenziale. Speriamo che l'estate porti migrazioni intense nello spirito e anche nel corpo...

A breve vi aggiorno sull'esito del colpo di reni di mezza stagione e - a seguire - sul prossimo, rapido e micidiale carpiato a freddo, nel quale mi sto per produrre. Grazie per essere rimasti all'ascolto di questo Posto a lungo silenzioso. E se avete un ragioniere-commercialista bravo ed economico (per economico intendo veramente economico) per la dichiarazione dei redditi di maggio, beh questo è il momento di tirarlo fuori...