19.2.06

La trappola per topi

IL CAPO NON mi capisce e mi guarda sempre in cagnesco, come se fossi un poveretto debole di mente. In realtà io sono malato. Ho una forte dipendenza da libri. Non per l'oggetto in quanto tale (come ha osservato con certo sussieguo un mio conoscente mentre suggeriva le dimensioni di una possibile libreria, "certo, se hai solo tascabili questi ripiani sono un po' sprecati"), non per il suo intrinseco valore culturale, non per la sua irresistibile capacità di contenere sogni, viaggi e vite solubili, liofilizzate in neri caratteri di stampa. No, sono dipendente: li compro e poi li leggo. Basta, non ci faccio nient'altro. E' un'attività compulsiva che mi perseguita da quando ero in terza elementare: quasi peggio dell'ossessione per la scrittura. E pensare che volevo fare la rockstar...

Mettiamo oggi, per esempio. E' domenica, a Milano piove, la mattina dormo (finalmente!) e poi per pranzo una giratina in centro. Obiettivo: leggiucchiare il giornale nel MacDonald dentro la galleria Vittorio Emanuele, mangiando un economico pranzo da fast food. Tralasciamo la fauna locale, la ressa, lo sporco, l'umanità che spinge (etnie non identificate insieme ad altre fin troppo identificate), la maleducazione. Questi sono argomenti da "signora mia". Torniamo al mio junk-brunch da single solitario. Finito il MacBacon e il giornale, puntatina a prendere il caffé e già che ci siamo visita al reminder di fronte a Ricordi. Ci giro mezz'ora, un sacco di roba strana e interessante, alla fine compro Quelli che il lunedì, scritto da Aldo Biscardi nel 1985 per raccontare del suo Processo su RaiTre. Dubito che mai lo leggerò, è quasi una forma di modernariato. Però costava 13.500 lire iva inclusa, al 50% fanno 3,48 euro. Una festa. Poi, l'errore: entro dentro Feltrinelli.

L'idea è che vorrei comprare Facce da Mac, pubblicato da Mondadori. In realtà dentro Feltrinelli c'ero entrato con un amico ieri sera, e ne ero uscito con Lo specchio di Dio di Andreas Eschbach (carino, ma scritto un po' con i piedi, almeno le prime dieci pagine. E' una storia di fantascienza di uno scrittore tedesco, vale la pena soprattutto per uscire un po' dal solito ménage americanofilo), Mi raccomando: tutti vestiti bene di David Sedaris (valido, si vede fin dal primo racconto. E con questo siamo a due Mondadori di fila) e infine con una Bussola di Carocci: Il giornalismo americano di Fabrizio Tonello (che non è affatto male, se uno è appassionato al genere). Comprandolo con l'amico Valerio, a un certo punto l'ho brandito a mo' di cahier des doléances e devo aver detto qualcosa del tipo: "La saggistica dovrebbe essere tutta così, altrimenti non si riesce più a leggere niente". Il punto qualificante è che le Bussole sono degli scriccioli di 148 pagine, scritti pure grossi). In più, ho comprato anche un'altra cosa in Dvd di cui poi parlerò, con più calma.

Insomma, sabato mi ero quasi saziato, ma a quanto pare un desiderio compulsivo era rimasto: entro per cercare questo benedetto Facce da Mac che mi brucia particolarmente (sono tre anni che ho in canna un libro sul Mac, e questo è un po' la lapide sulla mia idea. Però vale la pena di comprarlo per le tre pagine dell'introduzione di Diego Piacentini) e scatta la trappola per topi.

Prima ancora di arrivare al commesso per chiedere del libro di Alberto Pucci, cazzeggio tra gli scaffali di geografie e viaggi vari, finendo col tirare sù La storia dei 47 ronin di G. Soulié de Morant. Quelli di Luni Editrice beccano l'argomento scintoista-nippo-marziale che comincia così, nel risvolto di copertina:

Da quella notte di gennaio del 1702 in cui la truppa dei samurai di En-ya attaccò il palazzo dello scellerato ministro Kira per vendicare l'oltraggio e il tradimento perpetrati ai danni del loro Signore e la dispersione del loro clan ordinati dallo Shogun, la storia dei 47 Ronin è divenuta il più alto esempio di lealtà ed eroismo che la storia del Giappone ricordi.


Siamo arrivati al punto che non finisco di leggere neanche il risvolto di copertina: infilo in saccoccia e procedo determinato verso il commesso, inciampando però in L'ultimo posto onesto in America di Marc Cooper (che poi sarebbe Las Vegas) pubblicato da Internazionale nella collana (Fusi Orari) e che mi faceva sesso da mesi. Lo tirò su quasi commosso, infischiandomene anche del retro di copertina e a malapena occhieggiando il sottotitolo: Benvenuti nella nuova Las Vegas. (Piccola nota: meglio evitare i retro di (Fusi Orari), perché la scelta dei libri è affascinante, i testi di valore ma la redazione del retro di copertina invece risulta agghiacciante nella migliore delle ipotesi).

Il percorso a ostacoli ha un'ultima tappa, proprio a pochi metri dal traguardo: Il gay, di Paolo Zanotti per Fazi editore. La copertina è una stupenda accoppiata di pin-up anni Cinquanta, il sottotitolo declama che questo è il libro dove si racconta come è stata inventata l'identità omosessuale, questo mi ricorda una lunga discussione con la mia ex per la quale ancora (a ben due anni dalla rottura) patisco, e quindi lo tiro su senza problemi. Il commesso, poi, ravana trenta secondi su Alice (o quel che è), tira fuori le coordinate dello scaffale giusto e mi consegna tra le mani anche Facce da Mac.

Finita? Magari! Giratina verso gli Einaudi, l'editore che sta evolvendo in maniera più radicale: dopo aver cazzeggiato a lungo tra comici televisivi e ristampe di classici eterni, l'ex tipografia del Partito comunista adesso è totalmente in sintonia con lo spirito del tempo: ha mandato in cantina la stessa Feltrinelli (che comunque, tra un Erri de Luca e una Banana Yoshimoto, condita con Daniel Pennac, era votata al fallimento se non fosse che negli ultimi tempi ha svecchiato l'apparato ideologico e pare che stia recuperando, forse merito delle carte fedeltà che permettono una migliore analisi dei dati di vendita per il marketing) e se la vede praticamente da sola con la casa madre Mondadori. Inciampo prima in Dance dance dance di Murakami Haruki, poi evito un Faletti in economica (mi ero ripromesso di leggere anche il suo secondo, ma per questa volta passo), tiro su uno stagionato Tullio Avoledo con L'elenco telefonico di Atlantide rimuginando sull'importanza dei risvolti di copertina (banalità tipo: ah, Fruttero e Lucentini come curatori di collana e imbattibili retrocopertinisti, e via delirando così tra me e me).

Mi rendo conto che con il terzo Einaudi scatta lo sconto del 30% (15% su ogni singolo volume se sono meno di tre) e decido di pescarne un altro. Indeciso, lo prendo addirittura perché l'ho regalato in inglese alla solita ex, di ritorno da New York (me lo ricordo ancora: lei divorava Einaudi a manetta, Franzen in testa, io pensavo di aver fatto il fine filologo, lei mi rispose che in inglese non ce la faceva a leggerlo e lo parcheggiò su uno scaffale dove ancora dorme quando la vado a trovare). Si tratta di Le correzioni, collana Super ET.

Prima di arrivare alla cassa, ho un momento di crisi: davanti agli scaffali della fantascienza, dominati da Asimov, Ballard e Dick (un crescendo di insopportabili, per di più neanche conosciuti o capiti, e lo dico io che leggo fantascienza da quasi tren'tanni anni), tentenno. Narnia? Il ciclo della legione di Turtledove? Un paio di vecchie conoscenze ancora da leggere? Ho i nove decimi dei miei libri ancora a Firenze, non posso rischiare doppioni e il Murakami di cui sopra mi sembra proprio di averlo già pigliato mesi fa), infine pago con la consueta superiorità che solo la plastic money ti permette, incasso i punti omaggio sull'altra tesserina e me ne esco felice. Di aver speso 79,15 euro in venti minuti, risparmiandone altri 11 circa. Maledetta trappola per topi: sono malato, dovrebbero fare qualcosa per quelli come me quando entrano in posti come quello. Magari un po' più di sconto...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ah, come ti capisco. L'ossessione da shopper ossessivo-compulsivo mi unisce a te e mi fa empatizzare con il tuo bancomat. ;-)
P.S. Fabrizio Tonello è stato un mio professore. Tutti lo odiavano ma a me piacque molto, i suoi libri, poi, sono scritti benissimo.

ilMorso ha detto...

e io con i miei 60 euro trimestrali pensavo di essere messo male...

Anonimo ha detto...

mi firmo anche io come assiduo frequentatore di librerie varie. devo dire che mi sono evoluto!! fino a che stavo in umbria la libreria di perugia soddisfaceva tutti i miei gusti, qua a biella invece siamo nel vuoto piu' assoluto. mi sono dovuto quindi affidare a IBS.it
E' stata una sorpresa, fornitissima e rapida nelle consegne.
P.S.: se ti serve qualcosa di fantasy posso consigliare un Feist, ciao ciao

Anonimo ha detto...

Comprendo il problema, che non avendo reddito risolvo alla radice, però almeno è una dipendenza che non crea troppi danni alla salute!

Di Eschbach -se si trova ancora- consiglio "miloni [o miliardi, non ricordo] di tappeti di capelli"

Buona lettura