6.2.13

Cloud Atlas (2012)

VISTO. DEVO DIRE che mi è piaciuto? Sì, lo posso fare senza grandi problemi. Visivamente è un gran bel film, gli incastri sono il suo bello e se non diventa soverchiante il bisogno di capire a tutti i costi le diverse maschere di tutti gli attori, può anche essere letto al di fuori della cornice permutativa voluta dagli autori.

Cloud Atlas è un film tedesco (!) ma dei fratelli Lana and Andy Wachowski, tratto da un romanzo del 2004 di David Mitchell. Meglio di Matrix? Tutta un'altra cosa. Comprime però la complessità combinatoria della trama - uno dei temi ossessivi dei Wachowski è quello della libertà e del libero arbitrio - in un unico episodio anziché in tre. La densità poi si paga in termini di tempo e di complessità del racconto. 

Il film ha un substrato culturale che è facile da identificare (ATTENZIONE SOLITO SPOIL) perché è in realtà il buddismo. Nel senso che: la gente si reincarna, si reincarna a gruppi (si ritrovano e continuano ad interagire in vite successive), ha libertà di scegliere il suo destino, le conseguenze delle scelte fatte in una vita si riflettono in quelle successive, la logica vincente è quella della compassione per gli altri. Insomma, karma, samsara e tutto il resto, a parte il Nirvana. Non è neanche troppo new age: potrebbe benissimo essere stato fatto da Bernardo Bertolucci.

Non ho letto il romanzo di Cloud Atlas (ce l'ho in inglese ma mi fa un po' di fatica), non voglio entrare nel dettaglio delle storie che si intrecciano in sei piani temporali diversi e del "montaggio" che costituisce poi l'unico momento di novità formale e visiva. Voglio solo dire che è uno di quei film in cui si può scegliere di non capire niente e va bene lo stesso, perché tutto sommato le macrotrame alla fine vengono fuori abbastanza chiaramente: ci sono delle "missioni" per ciascuno e ciascun viaggio alla fine arriva a compimento. 

Si può anche scegliere di seguire la complessità degli intrecci che si sovrappongono tra loro durante tutta la pellicola e arrivare a una buona comprensione alla fine del film del piano "esoterico" (che viene peraltro mostrato in maniera piuttosto chiara, soprattutto con la logica che le storie più vecchie sono fondative dei tratti che dovranno essere cambianti e quelle più recenti sono di redenzione/condanna di quei tratti). 

Si può infine sposare il desiderio di seguire tutte le differenti stratificazioni di storie e di travestimenti, con alcuni personaggi che sono meno visibili in alcuni archi di storia (una specie di Where in the world is...) e godere di questo aspetto più ludico. Ideale per rivedere il film almeno trenta volte: anziché giocare sulle citazioni, giochiamo sulle identificazioni ma il concetto è analogo. 

Ci saranno poi quelli che fonderanno sette e religioni, che cominceranno a ragionare di vite passate e future, di destini e di colonie extramondo (come quelle di Blade Runner: ce ne sono almeno quattro e alla fine del film una la intravediamo). Sono cose che succedono: i fratelli Wachowski hanno dalla loro questa facolta mitopoieutica che permette loro di creare una mitologia basata su alcuni punti forti, come la presenza della nemesi, del male incarnato, sotto forma di Hugo Weaving, attore australiano che è un punto di riferimento anche per Peter Jackson e i suoi lavori tolkeniani.

In definitiva Cloud Atlas è un bel film, si fa guardare, dura tantissimo (due ore e mezzo!) e ha dei momenti visivi molto belli: quelli ambientati nel Pacifico dell'800 sono straordinari e aggiungono profondità e ricchezza all'idea dei piani temporali separati e convergenti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io ho letto il libro un paio di anni fa e proprio per questo ero piuttosto scettico sul film. Onestamente non sono ancora andato, ma questa tua "recensione" devo ammettere che mi ha un po' invogliato...
Ciao Nik