29.2.12

Giovacchino Antonio Rossini (Pesaro, 29 febbraio 1792 – Parigi, 13 novembre 1868)

COSE CHE SI scoprono ogni quattro anni. Il compositore pesarese noto per il Guglielmo Tell e Il barbiere di Siviglia è nato il 29 febbraio. Bisestilese.

26.2.12

Carpiati, carpiatissimi, carpiatoni

LO SO, LO so. Qui è tutto trascurato. Fare due Doonesbury di fila vuol dire che per una settimana il Posto non è stato presidiato. E quello prima ancora ha solo un altro post nel mezzo.

Il fatto è che ci sono cose da fare, carpiati avvitati da saltare, e il Giovane Autore ha da macinare patate prima di avere di nuovo tempo. Senza contare che adesso si scrive tantissimo e tutto gratuitamente, perché tutti gli editori hanno scoperto che i blog generano contenuti e sono un modo carino per dire "non ti pago".

Ma va bene così. Per il momento si procede un po' a vista, perché ho altro da fare. Però manca poco. La rivoluzione arriva dopo Pasqua.

Aaand...

DOMENICA. DOONESBURY. COME sempre. Garry B. Trudeau.

19.2.12

Yup. Good to go.

TORNA IL MOMENTO di Doonesbury poiché è domenica e a quanto pare Garry B. Trudeau è sempre sul pezzo.

17.2.12

La censura di Facebook

FOTO CHE A quanto pare Facebook censura e foto che invece no. È una lista non lunga ma istruttiva...

Money Quote: Images of drunk or unconscious people with stuff drawn on their face will be censored. Which is a surprise, because I see these all the time.

12.2.12

What the...?

SEMPRE DOONESBURY, SEMPRE domenica, sempre Garry B. Trudeau.

10.2.12

La rappresentazione dell'Italia a uso del giovanetto

QUANDO PENSATE ALL'ITALIA, cosa pensate? Ecco l'interpretazione di alcune copertine di riviste, italiane e non. Un paese di giovani innovatori, un paese dove i baby boomers sono ancora una promessa di là da venire...




Argentina, Grecia, Italia

AMO l'ARGENTINA DELL'ETERNAUTA, della pampas, dell'infinita natura, dei grandi viali di Buenos Aires, del vento caldo, dolce che arriva dal mare. Amo la Grecia di Atene, di Creta, del sole che accende la mente dei filosofi e dei pensatori.

Nel dopoguerra questi due paesi sono stati devastati dai più odioso dei destini: il regime dei colonnelli in Grecia, la giunta militare in Argentina.

Noi abbiamo lottato contro i nostri mostri, tenuto a bada le logge massoniche, i golpe di destra, il terrorismo di destra e di sinistra, le brigate rosse e tutto il resto. Tante cose che abbiamo inghiottito, mandato giù, accettato, in una dinamica democratica che oggi tutti paiono aver dimenticato. I partiti politici - Dc e Pci in testa, ma anche Psi e Pri - sono serviti anche e forse soprattutto a questo.

Adesso, con un ex questore in pensione con villetta al Vomero che tiene il busto di Mussolini sulla libreria (tal Nicola Ciocia), scopriamo che eravamo un po' più argentini, un po' più greci di quanto non pensassimo anche noi. Queste non sono stragi di Stato, ma torture dello Stato.

Money Quote: NAPOLI — Per chi lavorava in polizia non c'era niente da scherzare negli anni a cavallo tra la fine dei Settanta e l'inizio degli Ottanta, quando le Brigate Rosse sparavano e lo Stato combatteva contro i gruppi della lotta armata la sua battaglia più difficile. E non scherzava certo l'allora vicequestore Umberto Improta — che del nucleo speciale di investigatori formato dal Viminale per indagare sulle Br fu il capo operativo — quando affibbiò a un suo collega specializzato nel condurre gli interrogatori, il soprannome di professor De Tormentis. Sapeva quello che diceva, Improta, e stando alle denunce (tutte archiviate) presentate in quegli anni da alcuni brigatisti interrogati dal professore, il soprannome sintetizzava bene i suoi metodi di lavoro.
Metodi che, per come li raccontarono i brigatisti che li subirono, e per come li conferma oggi l'ex dirigente della Digos Rino Genova nelle testimonianze rilasciate prima a Nicola Rao, autore del libro «Colpo al cuore» (Sperling & Kupfer), e poi alla trasmissione «Chi l'ha visto?», che l'altro ieri si è occupata del professor De Tormentis, hanno un solo nome: torture. Con la tecnica del waterboarding, per la precisione, e cioè la somministrazione forzata di acqua salata che provoca nella vittima la sensazione dell'annegamento e in qualche caso anche gli effetti
Il programma condotto da Federica Sciarelli ha raccolto anche la testimonianza di Enrico Triaca — br che nel 1978 subì il trattamento della squadra guidata dal professore —. Inoltre ha preferito per ora non diffondere il nome di De Tormentis. Il Corriere sceglie invece di farlo dopo aver avuto conferma di quel soprannome dal diretto interessato.
Il professor De Tormentis si chiama Nicola Ciocia, ha 78 anni, è pugliese di Bitonto ma vive a Napoli, città in cui negli anni Settanta diresse prima la squadra mobile e poi la sezione interregionale Campania e Molise dell'Ispettorato generale antiterrorismo. Dalla polizia si dimise nel 1984 con il grado di questore (non accettò la sede di Trapani) e fino a pochi anni fa ha fatto l'avvocato. Ora si è ritirato del tutto, esce raramente dalla sua casa sulla collina del Vomero, e di sé dice: «Io sono fascista mussoliniano. Per la legalità».
Lo si capirebbe anche se non lo dicesse, fosse solo per il busto del duce che tiene sulla libreria. Ciocia non ammette esplicitamente di aver praticato la tortura, anche se a dire il contrario non sono soltanto Genova e Triaca: agli atti di inchieste mai portate avanti ci sono le denunce di molti brigatisti, come per esempio Ennio Di Rocco, che con la sua confessione consentì vari arresti tra cui quello di Giovanni Senzani e per questo fu condannato a morte dalle Br e ucciso in carcere.
Se — come dicono — era bravo a estorcere ammissioni, Nicola Ciocia lo è altrettanto a schivare le domande dirette. Lo stato italiano praticò la tortura attraverso lei e la sua squadra per sconfiggere le Brigate Rosse? «Le Br hanno fatto stragi, e avrebbero continuato se non fossero state debellate da una azione decisa dello stato». Una azione che si concretizzò anche attraverso i suoi interrogatori? «Bisogna avere stomaco per ottenere risultati con un interrogatorio. E bisogna far sentire l'interrogato sotto il tuo assoluto dominio. Non serve far male fisicamente. Io in vita mia ho dato solo uno schiaffo a un nappista che non voleva dirmi il suo nome».
Ciocia sostiene che «non si può affermare che torturavamo i brigatisti, facendo passare noi per macellai e loro per persone inermi». Arriva a dire che «Di Rocco si mise spontaneamente a disposizione della giustizia», e su Triaca si lascia scappare un ambiguo «lui non ha parlato, quindi quei metodi non sempre funzionavano». E insiste pure: «La lotta al terrorismo non si poteva fare con il codice penale in mano, ma io ho fatto sempre e solo il mio dovere, ottenendo a volte risultati e a volte no. Perché non è vero che quei sistemi, quelle pratiche sono sempre efficaci».
«Quei metodi», «quei sistemi», «quelle pratiche»: sembrano tutti modi per non pronunciare la parola tortura. E Ciocia non la pronuncia: «Lo Stato si attivò per difendere la democrazia. I macellai erano loro, non noi».
Fulvio Bufi

7.2.12

Il differenziale di mio nonno

IN UN MOMENTO in cui servono le concretezze, sapere che nel 1930 avevano ben capito cosa fosse un differenziale scalda il cuore. Oltretutto è uno degli spiegoni meglio fatti che abbia mai visto! La parte "utile" inizia dopo un paio di minuti.

5.2.12

Guess who it is, boys!

IL MIO AMICO Doonesbury, di Garry B. Trudeau, torna come ogni domenica. Questa settimana: fantasie letterarie

3.2.12

Le ragioni della pirateria degli eBook

OGGI L'ASSOCIAZIONI DEGLI editori ha diffuso un comunicato in cui dice una cosa allucinante: su 25 libri di carta in classifica, 17 hanno una versione eBook legale, 19 una versione pirata. La cosa allucinante è che ci siano più libri digitalizzati e diffusi dai "pirati" che non nei canali legali e appropriati. Pazzesco!

Invece, il tasso complessivo di pirateria dei 19mila libri digitali risulta molto elevato ma almeno inferiore alla produzione legale: meno di 15mila titoli sono stati sprotetti (o scannerizzati ex novo).

Money Quote: “La pirateria sta mettendo a rischio il mercato nascente degli ebook in Italia, non possiamo non combatterla”.

Fare la coda lunga dei libri digitali e mettere prezzi appropriati (da 99 centesimi a 2,99 euro) secondo me sarebbe un ottimo modo per contrastare la pirateria. Ah, e royalties del 50-70% agli autori.

1.2.12

Michael Crichton (1942-2008)

CI SONO SCRITTORI che lasciano il segno. Secondo me Stephen King è uno di questi. Prolisso, verboso, grafomane, ha stampato decine di libri, si muove in continuazione, ma sotto sotto è uno degli scrittori più importanti della nostra epoca. Singolare, vero?

Ma non è l'unico. C'è uno scrittore sul quale sono sospeso, in dubbio, ma torno sempre: un soffio di vento potrebbe farmi cadere da un lato o dall'altro. È Michael Crichton, il più grande tra gli autori di techno-thriller, talento multiforme (regista di film, autore di sceneggiature, anche creatore di serie televisive con E.R.) e autentica multinazionale dell'intrattenimento.

Confesso che a me la scrittura di maniera piace. Il romanzo da consumarsi per scopi ricreativi, l'opera di totale cazzeggio, che mira a farti dimenticare di essere qui, adesso. Crichton e quelli come lui ti fanno dimenticare la tua vita e te ne fanno vivere un'altra, più di una. Bellissimo. E sempre avventure, salti, spari, concitazione, gran vividezza, quell'iper-realismo che rende dinosauri e macchine per viaggiare nel tempo una cosa ovvia, scontata, reale, tangibile.

Ho riletto di recente i due libri ambientati nel mondo di Jurassic Park, e ho rivisto i film. I film sono molto belli ma sono molto, molto meno di quel che sono i due libri di Crichton. Certo, all'epoca gli effetti speciali del primo furono una rivoluzione, la computer grafica "di giorno" non si era mai vista e i dinosauri che camminano nel pratone, lenti e maestosi, sono una sequenza da classico istantaneo di Hollywood. Però non basta: l'occhio dopo un po' si abitua, il traguardo appena superato diventa retrovia in pochi anni. Invece i due romanzi resistono alla prova del tempo, sono sempre divertenti. Diventano uno spaccato storico, c'è sempre quel filo di cattiveria che traspare dalle pagine di Crichton, quella sfiducia nel mondo degli affari, quella ricerca di nuovi eroi americani da contrapporre ai cattivi di turno (asiatici, europei, comunque stranieri, a parte i cattivi americani).

Jurassic Park, soprattutto il primo romanzo, ha dalla sua parte un alone mitico, un sapore da storia primordiale, essenziale, quasi un idealtipo. Una fiaba che viene dalla notte dei tempi. Con il nonno avido e cattivo, la nipote stupida, il nipotino sveglio, la Cassandra che viene sfracellata e muore lentamente, il cattivo che ovviamente muore anche lui, e un'intero parterre di bestie primordiali e affamate che cercano di far strage dei buoni.

Il primo Jurassic Park è un bel romanzo, amaro e con cose che succedono in scena e fuori scena (a differenza dei film di Spielberg, in cui accade sempre tutto davanti all'obbiettivo della cinepresa), lasciando un segno piacevole, netto, distinguibile. Non è da tutti. Io, fossi voi, lo leggerei.