23.3.11

S.W.A.T.: Firefight (2011)

ALLE VOLTE NON sembra neanche un film. Però lo è. Magari più un telefilm e neanche fatto troppo bene, ma dietro ci sono un paio di colpi d'ala del regista, Benny Boom (ma uno si può chiamare Benny Boom? Mah). Tutto si regge sulla faccia di Gabriel Macht, che è interessante come attore, e tiene lui per più di metà del film. Il duro reduce dall'iraq che fa da capo team della Swat di Los Angeles, tutto casa e pistola, e che poi viene mandato a certificare il team di Detroit. Problemi a entrare nel gruppo, scontri, robe da uomini, ma anche da commilitoni. C'è un po' di amore per i videogiochi (come non pensare a Modern Warfare) e un po' di gusto western. Un prologo che dura tre quarti del film.

Poi la storia "parte" in maniera ortogonale e non si capisce più se è un film o una recita per ragazzini di dodici anni. Una sorta di A-Team travestito da film. Boh. Non voglio rovinare lo spettacolo a nessuno perché poi c'è il cattivo e bisogna farci a botte, ne succedono di tutte e alla fine si arriva allo scontro finale. Ma insomma, sarebbe bello se ogni tanto ci fosse una sorpresa. Una che sia una, dico. Così, tanto per fare.

Da vedere solo se avete tanta banda e viene giù bene. Al cinema direi proprio di no, a meno che non vogliate andare all'estero (da noi non lo fanno) a vedere un film che verrà dimenticato facilmente (o non vogliate sapere tutto sulle nuove tecniche antiterroristiche della Swat, ma insomma).

Ah, una nota: l'ufficiale capo della polizia di Detroit che rompe i maroni tutto il film è un fantastico Giancarlo Giuseppe Alessandro Esposito, quel noto attore afro americano nato in Danimarca da padre italiano e madre afro americana che, ogni volta che lo vedo e mi ricordo come si chiama, mi viene da sorridere. Che cosa buffa.

Anyway, se Swat lo facevano direttamente in formato home video, nessuno ci restava male. Da noi non lo distribuiranno.

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