8.3.10

Premi Oscar 2010: vince l'incanto

BRAVA SANDRA BULLOCK, come avevo anticipato e brava Kathryn Bigelow, che per un periodo è stata anche moglie dello sconfitto James Cameron (qui le mie ragioni contro Avatar), rispettivamente migliore attrice protagonista e regista del miglior film, secondo la giuria degli Oscar (o Academy Awards), assegnati ieri sera al Kodak Theater.

Sono particolarmente affezionato alla capacità recitativa attuale di Sandra Bullock e allo spettacolo di Hurt Locker, perché entrambi ridefiniscono la mia idea di meraviglia e di stupore. Secondo me per questo sono stati premiati. E per questo sono quindi contento che abbiano fatto man bassa di premi: gli altri verranno film e attori premiati a questo giro verranno dimenticati (compreso Up Disney/Pixar) come minori.



Non a caso, al posto dell'esordiente 3D o dei bambolotti in computer grafica (adesso i nodi del "verismo digitale sintetico" vengono al pettine), vince la prima prova matura di un film in alta definizione e la recitazione potente e delicata inserita nella storia giusta. Vince l'incanto che porta lo stupore e la meraviglia, non la forza dei muscoli, soprattutto di quello digitali.

Infine, mentre i nostri giornali sottolineano che hanno vinto l'Oscar anche due italiani (Due italiani? Così, tanto per prenderci in giro: siamo i soliti cialtroni in malafede), c'è una bella storia della Reuters che fa il punto molto bene e con equilibrio, per chi è interessato.

Money Quote: In a historical context, its win is surprising. After all, it is the lowest-grossing best picture winner of all time; it was never on more than 535 screens; and it beat the highest-grossing movie in modern history, one that has been playing on thousands of screens for nearly three months. In the era of blockbusters, "Locker" cost a mere $11 million to make compared with the more than $230 million cost of "Avatar."

Dell'Oscar a Jeff Bridges (miglior attore) invece pare non essersi accorto nessuno. È un peccato, però: Bridges è miglior attore per un film molto americano, Crazy Heart, basato sulla vita di un cantautore country di fantasia ma che ritrae in realtà molto di Waylon Jennings, Kris Kristofferson e Merle Haggard (tre nomi leggendari, dalle nostre parti è noto ai più solo Kristofferson). Quello del country è un mondo che fuori dagli Usa non ha mai appassionato: un po' come il cricket fuori dal Commonwealth. Però la storia messa in piedi è intensa e il livello del cast al completo - dentro ci sono anche una stupenda Maggie Gyllenhaal e anche Colin Farrell, Robert Duvall e Beth Grant - è meritevole di attenzione. Anche questo, sarebbe da vedere.

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