30.1.10

L'opera monumentale di un solitario (e dimenticato) genio

NATO NEL 1864 e morto nel 1950, Lorenzo Rocci è stato molto più che un semplice padre gesuita. Ha creato il primo vocabolario di greco classico in lingua italiana (prima si usavano le edizioni francesi o soprattutto tedesche), opera tutt'ora insuperata nonostante la lingua di oggi sia molto distante da quella di allora: l'ultima edizione del Rocci, la terza, risale infatti al 1943.

Il vocabolario è immenso: più di duemila pagine, redatte in completa solitudine, armato di pazienza, metodo e tante schede di cartoncino (i computer erano di là da venire).

Pochi anni fa, quando si stava per compiere uno dei ciclici ritorni del greco scritto all'esame di maturità, Avvenire, tramite la penna di Filippo Rizzi, ricordò padre Rocci così:

Domani rifarà la sua comparsa, dopo anni di assenza, tra i banchi di scuola per la maturità classica la prova scritta di greco... Una sparuta ma consistente minoranza affiderà il buon esito del suo scritto a un volume, riconoscibile ancora oggi per la sua copertina in pelle blu, che per più di cinquant'anni, dal 1943 al 1995, è stato l'unico mezzo incontrastato per entrare nel vivo di una lingua morta e complessa come il greco: il Rocci. Solo poco più di dieci anni fa, nel 1995, questo dizionario, oggetto di culto ma anche di odio di tante generazioni di maturandi, andato alle stampe per la prima volta nel lontano 1939 e frutto delle fatiche e dell'acribia intellettuale di un solo uomo, unius viri, un gesuita di origini nobili e sconosciuto professore di liceo, Lorenzo Rocci (1864-1950), ha ceduto il passo al più aggiornato e moderno vocabolario di lingua greca, il GI, conosciuto ai più con il nome del suo autore principale Il Montanari.

«Il debito verso Rocci - sottolinea l'autore del vocabolario e docente di Letteratura greca all'università di Genova, Franco Montanari - è indiscutibile perché è stato il frutto del lavoro di un uomo che armato solo di schedine e appunti e privo di un computer è riuscito a creare in 25 anni un'opera di 2074 pagine, suddivisa in 4148 colonne. Un opus magnum incredibile. Si pensi che per realizzare il mio dizionario, con l'uso delle più moderne tecnologie, hanno collaborato circa 30 ricercatori. L'opera di Rocci è stato un modello, da cui siamo partiti per realizzare un manuale più maneggevole e adatto alle esigenze didattiche della scuola di oggi. Ma il debito verso questo infaticabile gesuita rimane intatto».

Ma chi era veramente Lorenzo Rocci? Fu soprattutto un formidabile intreccio di saperi, un grecista e latinista, poeta e grammatico, metricista, storico (molte saranno le sue opere dedicate ai santi gesuiti) e memorialista, agiografo e confessore della Compagnia di Gesù, in cui trascorse ben settant'anni della sua lunga e intensa vita. Un ritratto felice e inedito sulla figura di Rocci lo consegna, nelle sue memorie, il suo discepolo e noto latinista, il gesuita Emilio Springhetti, descrivendolo come un «venerando vecchio di alta statura» e con «una bella testa da antico romano».

Nel 1890 il Rocci conseguirà la laurea in Lettere presso la Regia università di Roma. Il grande poeta Giosuè Carducci, noto per il suo anticlericalismo e le sue posizioni filomassoniche, che farà parte della commissione esaminatrice, si complimenterà con lui con queste parole: «Lei - disse - non solo ha fatto bene, ma molto bene». Da quegli anni incomincerà il suo faticoso impegno nelle lingue morte e a far nascere come un antico socratico maieuta il suo vocabolario, che lo consegnerà in un certo senso alla fama e all'immortalità dei suoi contemporanei.

Nel 1939 copie rilegate in pelle bianca del suo dizionario verranno consegnate al Papa Pio XII, al re Vittorio Emanuele III e al duce Benito Mussolini. Di suo pugno, proprio in quell'anno, Papa Pacelli vergherà una lettera per ricordare i meriti di quest'opera. «E veramente il tuo lavoro, diletto figlio - si legge nel messaggio autografo - benché altissimo per gli scolari, non è un semplice manuale scolastico, ma si presenta con tali caratteri di ampiezza e di dottrina, anche nuova e recondita, da spiccare tra quanti simili si son pubblicati finora in Italia, anzi da vincerli facilmente». Ma un segno della ribalta e della notorietà di padre Rocci nella difficile temperie culturale di quel tempo sarà il suo incontro, che ha quasi il sapore della leggenda, proprio in quell'anno, il 1939, a Palazzo Venezia con il duce e capo del Governo, il cavaliere Benito Mussolini. «Rivelò in quel frangente tutta l'arte diplomatica dei gesuiti ― annota con una punta di emozione il suo discepolo quasi novantenne, il gesuita Franco Rozzi, (il preside e professore dell'Istituto Massimo di Roma che annovererà tra i suoi allievi nella maturità classica del 1965 il giovane e imberbe Mario Draghi, il futuro governatore di Bankitalia) ― perché esordì con queste parole: «Eccellenza, finalmente oggi questo vocabolario di greco potrà degnamente sostituire quelli pubblicati in inglese e in tedesco. Secca e fulminea fu la replica del duce. Batté i pugni sul tavolo e rispose: "Bene, domani tutta l'Italia saprà dai giornali il valore di quest'opera!"».

Gli anni successivi di padre Rocci, quasi coetaneo del tessitore nascosto dei Patti Lateranensi del 1929, il gesuita Pietro Tacchi Venturi (1861-1956) saranno spesi a perfezionare il suo vocabolario fino all'edizione definitiva del 1943 e a rivestire il ruolo di confessore nella Chiesa del Gesù di Roma. «L'ho conosciuto proprio in quegli anni, ero un giovane novizio - rammenta il gesuita Giuseppe Peri, classe 1913 - e me lo ricordo durante una caldissima estate romana nella sua stanza, piena di libri con in mano quelle schedine che servivano al suo vocabolario. Faceva impressione perché da quanto era preso dal suo lavoro per non perdere la concentrazione si dimenticava di togliersi il soprabito. Ed eravamo in pieno agosto!». Ma di Rocci uomo di scienza emerge anche il tratto di apostolo di anime. «Mi viene in mente la sua accuratezza nell'aiutarci a tradurre dal greco - rivela l'allora giovane studente di Lettere classiche, il gesuita Paolo Bachelet - ma anche la sua attenzione negli ultimi anni a ricordarci il bene fatto a tante anime dentro il confessionale della Chiesa del Gesù».

Rocci morirà quasi a 86 anni il 14 agosto 1950 nella Casa Professa del Gesù a Roma. «Il debito della Compagnia di Gesù verso di lui è enorme ― confida infine padre Rozzi; grazie ai diritti d'autore del suo vocabolario per più di cinquant'anni l'Ordine ha sostenuto finanziariamente le attività missionarie e gli studenti poveri. Si racconta che prima di morire, dopo l'estrema unzione, espresse un piccolo desiderio: fumarsi l'ultimo sigaro. Il suo desiderio fu esaudito. Ed è spirato con la semplicità e la bonarietà non artefatta che ha contraddistinto tutta la sua intensa vita di sacerdote e di studioso».

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