21.5.09

Uhura? È da uhurlo!

L'HO VISTO, POI mi sono preso qualche giorno per pensarci un po' su (nel frattempo sono andato anche a Utrecht), e adesso ve ne parlo. L'argomento è ovviamente Star Trek versione JJ Abrams. Che, aggiungo, sono andato a vedere al cinema Arcadia di Melzo, poco fuori Millano. Un cinema in cui sono andato per la prima volta sabato scorso e che fra i milanesi è a dir poco "mitologico": viene citato da quelli della mia generazione come il paradiso dell'alta fedeltà Thx, ha anche la sala 3D. Insomma, il tempio del terziario avanzato prima che si dotasse di home theatre casalingo.

Torniamo a Star Trek, perché è una meraviglia. È un genuino film d'azione, ma di quella grande, super-cinematografica. Per questo va visto in una sala appositamente attrezzata (e non pensate nemmeno a scaricarlo per vederlo sullo schermino dell'iPod in treno, perché non ci siamo proprio). La prima parte scorre quasi normale, fino a una accelerazione, intorno alla metà del film, in cui ti scopri a pensare: "Ma se riuscivate a farlo così, un film di Star Trek, che diavolo avete fatto le altre dieci volte? Avete sempre cazzeggiato?". La memoria della serie originale anni sessanta, con pochi effetti speciali a disposizione, e il fatto che non ci sia mai stato un "registone" di quelli alla Cameron, alla Howard e alla Zemeckis aveva fatto pensare a tutti che un buon film di Star Trek fosse quello in cui l'astronave al massimo orbita attorno a un pianeta, spara con i faser e la gente tentenna sul ponte di comando tenendosi a destra e sinistra, mentre si stacca qualche pannello con una volata di scintille. Invece, no.

Però Abrams non ha partorito una pellicola monodimensionale, tutta azione e niente trama. I piani di lettura sono invece molteplici, come si conviene ai film contemporanei; causa la frammentazione del pubblico e la coesistenza di pubblici anche generazionalmente diversi: il fanatico di ST che vuole vedere riprodotto lo sportellino dei faser e il maniaco dell'effetto speciale che gode solo contando i poligoni di cui è fatta l'astronave, o il bambino di sei anni con ancora qualche traccia di innocenza nello sguardo (ma francamente ne dubito).

Non sono bravo a fare il recensore ma cerco di darmi da fare per occupare lo spazio lasciato libero da altri blogger (che si stanno sistematicamente candidando o parlano solo di politica politicante e mobilitazioni, svelandosi come piccoli apprendisti stregoni e poco altro) e vi dico: questo Star Trek è da vedere, davvero. Fra tutti, a parte il cameo di Leonard Nimoy, che per la saga adesso ci sente da matti, direi che la creatura migliore è Zachary Quinto, alias Spock da giovane. Complessità e ricchezza, celate dietro un muro. Oltretutto, si somigliano un casino.

Anche Uhura è da uhurlo (ehm...), mentre il resto della gang di STOS è all'altezza e funziona anche James T. Kirk: grande incassatore di mazzate come l'originale, stesso talento per riemergere dai casini in cui si ficca da solo, ha solo lo sguardo un po' meno romantico e al tempo stesso un po' meno spietato dell'originale. Chris Pine sembra, insomma, più Roger Moore che non Pierce Brosnan o Daniel Craig, rispetto all'originale di Sean Connery. Ma ci piace assai.

Due anni fa Star Trek ha celebrato i suoi primi 40 anni e non fatemi stare qui a fare un pippone sul ruolo che ha avuto questa serie e tutto il suo universo nell'immaginario degli abitanti del pianeta Terra. Io sono trekkista e non starwarsaro, e forse per questo mi piace Battlestar Galactica e mi piacciono un paio di altre cosucce sulle quali torneremo a parlare in futuro. Però, ve lo dico, questo è uno di quei momenti che poi si raccontano ai nipoti, quindi cercate di non sprecarlo: "Nonno, mi racconti ancora di quella sera che sei andato all'Arcadia a vedere il film?" "Davvero avete preso pop-corn e coca-cola e poi vi siete seduti in una sala piena di gente a vedere un film bidimensionale?". "Nonno, nonno, ma quanto sei vecchio?".

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