24.5.09

Turista non a caso

NON POSSIAMO NEANCHE dire che salta fuori dal nulla. Olen Steinhauer, nato a Baltimora nel giugno del 1970 e girovago fino a sbarcare con moglie e figlia in Ungheria, scrive da tempo e aveva già pubblicato in Italia il primo dei cinque volumi del suo ciclo dedicato a un piccolo, immaginario paese dell'Est Europa: Il ponte dei sospiri.

L'idea era bella: Il ponte dei sospiri e i quattro romanzi che seguono coprono, con cadenza decennale, cinque storie thriller ambientate nel paese. L'arco di tempo va dal 1948 al 1989, dalla fine della dominazione nazista alla fine della dominazione sovietica. Non ho idea dell'esecuzione, però, perché non ho letto Il ponte; quasi nessuno l'ha fatto, dalle nostre parti. Invece, la storia sarà molto diversa con il nuovo Il turista.

In questo caso, sapere che la casa di produzione di George Clooney ha preso i diritti del film e che l'attore incarnerà il personaggio Milo Weaver, che tra l'altro sembra disegnato su misura per lui così come Dylan Dog somiglia(va) a Rupert Everett, rende la mia profezia molto più facile.

Clooney si appresta a diventare appieno il Cary Grant dei nostri anni. E la nuova serie di romanzi di Steinhauer rischia di facilitarlo, perché è anch'essa a suo modo epica: copre il vuoto post-cortina-di-ferro e post-11 settembre lasciato dal buon vecchio John Le Carré nel mondo della spy story commerciale, aprendo a una nuova mitologia che Jason Bourne, per esempio, non è riuscito neanche a scalfire.

Cornwell, oramai arrivato al traguardo dei 77 anni, non ce la fa più a stare dietro ai cambiamenti del mondo, sempre più lontano da quello che aveva intuito e dipinto nei romanzi dedicati a George Smiley.

Le Carré è in una delle tre possibili vie che possono essere percorse durante la carriera di uno scrittore di storie di spie. Cioè la via dei best-seller mainstream; le altre due sono, in ordine, la strada di Graham Greene, che è gradito ai critici della letteratura a tutto tondo e per questo viene definito "scrittore serio", e quella di Ian Fleming, che è stato sistematicamente svilito e sottovalutato, anche se in realtà, rileggendolo, non ha comunque molta più profondità dei primi romanzi del suo equivalente francese, Gérard de Villiers.

Non so quale sentiero voglia seguire fino in fondo il nostro Steinhauer: mi sono sbranato le 431 pagine del Turista (18 euro, Giano Editore, marchio editoriale adesso di Neri Pozza) e devo dire che il ritmo, l'intreccio, la caratterizzazione e il passo dei suoi romanzi sono quasi perfetti. Le pagine scorrono via al triplo della velocità del buon Dan Brown, per riprendere quanto dicevo poco tempo fa, e lo stesso Stephen King ha elogiato (pare spontaneamente) la storia di Milo Weaver. Adesso Steinhauer ha previsto altri due capitoli di questa saga, e l'aspettativa devo dire non è male. Tuttavia, temo che sarà un lavoro di anni. Ci vorrà pazienza. Per il primo volume, comunque, vale la pena.

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