17.11.06

La fatica quotidiana dell'email

VARIE COSE BOLLONO in pentola, e forse per questo il mio amato Posto è un po' trascurato. Lavoro, ovviamente, con una serie di piccoli carpiati che di per sé non sarebbero difficili, ma sono in sequenza e questo li rende micidiali: perdi il ritmo e batti i denti per terra, per capirci. Poi, viaggi serrati con annessi esperimenti: proseguo i tentativi di capire come si può vivere senza computer ma solo con strumenti di mobilità "estrema": un BlackBerry, un telefonino, Gmail.

E arriviamo al difficile: Gmail. Ottimo servizio, fantastico filtro per lo spam (tant'è che faccio passare da là la mia email in modo che poi sul BlackBerry arrivi già filtrata. I falsi positivi sono veramente pochi (però sempre quelli con i messaggi più importanti, mannaggia a loro, sembra che lo fanno apposta!) e finalmente viaggio a meno di cento email da leggere al giorno, anziché trecento-quattrocento affossate dallo spam. Avendone il flusso in diretta nella tasca dei miei jeans, è un bel passo in avanti.

Infine, i desiderata. Sto leggendo, se pure lentamente, e mi diverto. Mi viene persino voglia di scrivere di quel che ho letto. Ma poi non ce la faccio perché il tempo è veramente poco e - lasciatemelo dire - anche l'ispirazione. Avete provato a leggere un libro, chessò: Una vita da lettori di Nick Hornby che vi consiglio di cuore, e poi farvi un giro in rete? Si trova di tutto. A parte seicento siti farlocchi pseudo-librerie, ci sono rimandi e richiami, casino, link, tags, ancora rimandi. Tutti che non si capisce mai se stanno ricopiando il comunicato stampa, la quarta di copertina o chissà cos'altro (magari parlano di un altro libro oppure sono semplicemente pazzi) oppure opinioni un po', come dire, facilotte e banali. Non ha tutti i torti, il buon Hornby, a dire che odia i recensori di Internet. Concordo e (paradossalmente) mi associo.

L'unica nota che mi permetto di sollevare, e sull'edizione italiana: il traduttore Massimo Bocchiola ha generalmente fatto un ottimo lavoro (davvero, mica facile seguire lo stile di Hornby per di più su una rivista letteraria di San Francisco come The Believer, il luogo originale della pubblicazione della sua rubrica di libri) tranne qualche piccolo scivolone (essendo un libro di meta-letteratura, sono comunque di troppo) e una strana citazione esplicita di Guanda, la casa editrice dell'edizione italiana, che probabilmente non appartiene al testo di Hornby ma meglio sottolinea l'appartenenza al di lei catalogo del libro citato in quel passaggio. Peccato, perché se è così (Amazon non mi fa guardare "dentro" il libro in versione originale) si sarebbe potuto anche citare oltre alla traduzione italiana dei titoli dei libri pubblicati anche da noi pure le rispettive case editrici: se bisogna tradire il testo originale, almeno tradiamolo anche nell'interesse del lettore e non solo dell'editore...

Comunque, visto che alla fine ho detto più di quel che mi sarei aspettato (sapete com'è, per noi grafomani basta la scusa e poi, pur lamentandoci, non ci fermiamo più), la butto lì che ve lo consiglio. Anche se non vi piacerà. Poi, se cercate su Google, vedete che tra i mille che ne parlano troverete anche quello che vi convincerà di tutto e del contrario di tutto... (E io continuerò questa mia fase rancorosa verso l'universo mondo, bubando nel silenzio della mia magione).

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