23.6.06

Com'era verde la mia Irlanda

SONO STATO DUE giorni in Irlanda, perso da qualche parte nell'entroterra. Non avevo mai visto Dublino (e ancora non l'ho vista, se è per questo) né mai girato la campagna irlandese. Almeno questa, l'ho vista...

La settimana scorsa invece sono stato due giorni in Sardegna, sempre per lavoro. Perso da qualche parte a sud-ovest di Cagliari. Non avevo mai visto la campagna sarda, anche perché nell'isola italiana più settentrionale sono stato una sola volta, alcuni anni fa.

Entrambi i casi sono di lavoro, entrambi hanno a che fare con la tecnologia e le unicità che legano due territori per certi versi simili: marginalizzati rispetto alla madrepatria (ok, per quanto riguarda l'Irlanda non è la madrepatria, comunque ci siamo capiti), socialmente, economicamente e persino biologicamente diversi. Schiacciati da pregiudizi e stereotipi (sull'identità, i tipi, le capacità rispetto alla "norma" britannica o dell'Italia continentale). Orgogliosi della propria diversità e al tempo stesso schiacciati da un costante senso di esclusione.

Sia la Sardegna che l'Irlanda, però, stanno facendo miracoli. Su scala diversa: la Sardegna sta dimostrando di avere un territorio fertile all'innovazione e alla tecnologia, con centri di ricerca, piccole aziende molto competitive, colossi come Tiscali. L'Irlanda sta diventando la terra di elezione per l'arrivo delle grandi multinazionali, che trovano qui il terreno fertile per investire in centri di ricerca, fabbriche high-tech, call center, servizi di logistica o immateriali. Gli elementi che caratterizzano la diversità tra i due poli, a parte le dimensioni, sono da un lato le facilitazioni economiche e fiscali che l'Irlanda ha saputo mettere insieme, la bontà delle università (che laureano più specializzati in materie scientifiche in proporzione alla popolazione di qualsiasi altro paese al mondo) e la diversificazione: nanotecnologie, software, hardware, biotecnologie, ricerca farmaceutica. Però i punti di contatto esistono. E pure gli stereotipi che le schiacciano...

Dal punto di vista ludico, i voli sono stati altrettanto agghiaccianti. Per la Sardegna, sono partito con Meridiana e tornato con AirOne. In entrambi i casi il volo è stato operato da un altro vettore: Livingston (che sarebbe un charter) all'andata e SpainAir (una low cost) al ritorno. Per l'Irlanda, il volo di andata è stato un dimenticabile Aer Lingus (che da storica compagnia di bandiera è diventata una low cost per sopravvivere all'ondata dell'incontenibile RyanAir) e il ritorno un'odissea attraverso Heatrow (per andare a Milano!) con voli British Airlines operati da Aer Lingus il primo e poi nel classico A320 per Malpensa di BA.

In entrambi i casi, aeroporti con terminal dedicati belli ma spopolati, senso di provvisorietà, mancanza di quel qualcosa che invece ritrovi dalle altre parti.

Che siano davvero due mondi paralleli?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

l'aeroporto di Cagliari spopolato? Beato te che non ci deve passare in Agosto come i forzati della vacanza.

Antonio ha detto...

Proprio questo: l'aeroporto si riempie solo in certi periodi dell'anno. In altri momenti, è spopolato... Non gli fa mica bene campare così...