19.1.06

In punta di penna

IL PROBLEMA NON me l'ero mai posto fino a che anni fa non ho lavorato, per un periodo, alla redazione esteri dell'Ansa. Là ho incontrato un caposervizio di quelli come non ne fanno più, e da allora non sono più lo stesso. Il problema è quello dei nomi delle città straniere: adesso che anche gli americani se lo pongono per via delle olimpiadi invernali, visto che di Torino esiste anche la versione inglese (Turin), nata secoli fa. Come la devono chiamare? Turin o Torino? Firenze o Florence? Rome o Roma? Milano o Milan? (Al rischio, in quest'ultimo caso, di fare confusione con il nome della squadra di calcio, che è originariamente inglese così come Genoa per Genova).

Lo stesso vale per noi. Quando leggo su un giornale italiano "Tokyo" io rabbrividisco: si scrive Tokio, in italiano. E si scrive Baltimora non Baltimore, Londra e non London, isole Maurizio e non "Mauritius", Pechino e non Beijing, e via dicendo. Tutta colpa di quel caposervizio dell'Ansa, che mi ha letteralmente terrorizzato, messo in mano l'almanacco De Agostini e dichiarato: "La grafia corretta in italiano è qui. Le altre sono forestierismi".

Chiaramente, la cosa non vale per i nomi di persona, tranne quelli storici codificati da tempo: Bacone e non Bacon, Cartesio e non Descartes; ma non Tommaso al posto di Thomas o Margherita al posto di Daisy...

Il caposervizio sarebbe orgoglioso di me...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Completamente d'accordo. Anche se sui nomi propri di persona forse non sarei cosi` categorico (altrimenti come sarebbero nati i toponimi in italiano?)

Segnalo solo un problema: la pruderie ideologica o, vista da sinistra, la retorica patriottarda. Fiume o Rijeka, Ragusa o Dubrovnik? Io sono ovviamente per i primi, a prescindere da rivendicazioni territoriali e deportazioni ingiuste mai del tutto sanate. Ma in piu` di un caso la scelta non e` facile da far passare come neutra.

Un (ardito) saluto.