18.10.05

A'livella

CON IL MIDDLEWARE si livellano le differenze: è così che il business e la competizione riescono a diventare globali. Ed è per questo che il software che abilita la comunicazione tra le applicazioni aziendali ha assunto negli ultimi mesi un'importanza sempre più centrale.

Secondo Thomas Friedman, giornalista americano vincitore di tre premi Pulitzer e autore del libro The World is Flat uscito da pochi mesi negli Usa, il middleware è uno dei maggiori fattori di innovazione degli ultimi anni, anche se semi-sconosciuto al grande pubblico. La nuova competizione su scala mondiale (quella che nel libro viene chiamata "globalizzazione 3.0") sta crescendo, afferma il giornalista, perché vengono sempre più "livellate" le barriere che impedivano a chi vive nella periferia del pianeta, aziende e singoli che siano, di confrontarsi alla pari con chi vive nei paesi più ricchi.
L'abbattimento delle barriere sta avvenendo per via di una serie di tecnologie e di fattori tra le quali l'informatica di rete. Ma, insieme alle tecnologie "classiche" di Internet, che permettono attraverso i protocolli universali delle pagine web e della posta elettronica di far comunicare le persone, il vero salto di qualità per le aziende viene offerto oggi proprio dal middleware. E' questa la "lingua comune" che permette alle applicazioni dei server di connettersi ad altre applicazioni, aprendo le porte al flusso del lavoro e alla competizione su scala globale.

Il termine middleware, citato pubblicamente per la prima volta nel 1968 in una conferenza per lo sviluppo del software della Nasa, indica in realtà differenti concetti. Nell'attuale orientamento dei produttori di software per le imprese è riferito a un modello logico composto da tre livelli, in cui la base dei dati, il loro accesso, la logica di processo e l'interfaccia per l'utente sono realizzate in moduli differenti collegati dal middleware, cioè lo "strato" intermedio tra sistema operativo e applicazioni. La flessibilità del middleware consente però di astrarre la base dati e le applicazioni dal sistema operativo e quindi dal server concretamente utilizzato, favorendo lo sviluppo sia di servizi in grado di comunicare i dati tra applicazioni diverse in maniera organizzata (Soa) che della gestione del calcolo su macchine differenti fuse in un unico server virtuale (grid computing).

La sfida nel mercato dei produttori di middleware adesso è tra filosofie diverse nell'approccio a questa tecnologia: chi cerca la flessibilità e l'integrazione tecnologica e chi invece vuole innovare grazie a modi nuovi di realizzare le applicazioni. Ovverosia, in altre parole, la sfida in questo particolare momento del mercato è tra Oracle e Sap.

Secondo la società statunitense guidata da Larry Ellison, l'innovazione chiave nel settore delle applicazioni per le imprese (dopo aver costruito la fortuna di Oracle sulla gestione dei dati) è nel livello di software che mette in comunicazione le applicazioni con la base dei dati e che abilita la realizzazione di servizi web orchestrabili grazie ad architetture orientate ai servizi (Soa). Secondo Sap, invece, non è così. La scelta di Ellison servirebbe a risolvere un problema particolare tutto di Oracle, cioè consolidare legandole tra loro applicazioni anche molto differenti - frutto di una intensa attività di acquisizioni - mentre per l'azienda tedesca è più importante la "semantica del business", vale a dire la logica con la quale costruire i flussi delle informazioni utili all'impresa.

La strategia è quindi differente: per Sap oggi l'innovazione passa soprattutto attraverso la creazione di una comunità, presentata a fine settembre, chiamata Enterprise Service Community Process, che porta verso NetWeaver, il middleware dell'azienda, gli sviluppatori e i clienti con lo scopo di creare moduli e aggiunte speciali per le applicazioni Sap in grado di interagire con altre applicazioni anche non Sap.

Si tratta, secondo gli analisti, di una strategia simile a quella utilizzata da Ibm per la creazione della comunità di sviluppatori Eclipse tre anni fa o della Java Community Process di Sun Microsystems. Proprio Ibm è l'azienda che ha sposato per prima la bandiera del middleware e ne ha fatto una scelta strategica, rimanendo però al limite del mercato delle applicazioni. L'importante, dicono ad Armonk, è creare lo standard di base e non tanto competere nei singoli settori.

(da Alfa il Sole-24 ORE del 13 ottobre 2005)

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