21.7.05

Un caso eclatante

DOPO CHE IL bravo Paolo Attivissimo si è scagliato contro Giuseppe Turani, reo di aver scritto cose alquanto dubbie sulle future virtù di Windows Longhorn, mi permetto di dare un buffetto anche io a un giornalista di Repubblica, per la precisione Ernesto Assante, che ci regala un rivoluzionario servizio intitolato: Il Dvd più piccolo del mondo; Così il cinema diventa tascabile. E poi, come sommario: a settembre "dischi" minuscoli e lettori grandi come un telefonino, E in casa gli schermi diventano giganti e il sonoro migliora sempre più.

Di cosa stiamo parlando? Quale mirabolante tecnologia si è affermata e sta rivoluzionando il mercato? Qualcosa di nuovo e inaudito? Siamo di fronte a una Notizia, forse? Le notizie su Repubblica, diceva il mio ex caporedattore, ci vuole il sonar per trovarle.

No. Qui parliamo di qualcosa di già visto e stravisto. Oggetto dell'articolo è la versione da passeggio della Playstation di Sony, la Psp. Che, a dire il vero, ancora non si è affermata (come sembra dare in parte per scontato l'articolo), anche perché qui da noi uscirà a settembre e comunque è in piena guerra con il Nintendo DS, tanto per dire. Il quale non fa vedere i film, certo, ma questo nel pezzo magari in due righe si poteva anche dire, tanto per completezza. La Sony, però, come tutte le aziende che si rispettino, sta iniziando con un certo anticipo a promuovere commercialmente i suoi prodotti per la stagione autunnale, e quindi è facile capire il bombardamento di comunicati stampa e magari viaggi in loco (Tokyo? Why not?) per vedere dal vivo il prodigio tecnologico.

Da notare che nella classifica delle imparziali rappresentazioni di prodotti commerciali, Assante in realtà fa un lavoro da buon giornalista, descrivendo se non altro come una potenzialità quello che nei comunicati stampa appare come una verità divina:

La Sony prevede di vendere in un anno, in Italia, 250.000 Psp e di aprire una nuova era dell'intrattenimento personale, rivoluzionando il mercato. Ma "il cinema lo si vede in sala", dicono già i critici. Si, ma non è sempre stato così. Anzi, il cinema delle origini, in realtà, le sale non sapeva nemmeno cosa fossero.

Chi deve fare il lavoro sporco è l'anonimo titolista e sopra tutti il responsabile di redazione che sceglie proprio quello come argomento da mettere in pagina. Nel caso di Turani è probabile che faccia tutto da solo (è capo di se stesso e cura personalmente la titolazione delle sue pagine oltre che di quelle altrui, si dice tra gli addetti ai lavori), nel caso di Assante la decisione con tutta probabilità si diluisce su più soggetti.

Questo mi fa venire in mente un'altra cosa. Adesso che i giornali sono a colori, ho sentito che i pubblicitari hanno timore che il pubblico non riconosca più la "loro" pubblicità rispetto agli articoli. Temo purtroppo che non sia il colore il problema...

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