11.5.05

La fantasia al potere

RIPRENDO MASSIMO MANTELLINI, che segnala in un suo post una storia interessante, per chi ha passione per le cose del giornalismo. Scrive Mantellini (lo riprendo integralmente):

Wired News ha incaricato un professore della NY University di controllare gli articoli scritti per la rivista da Michelle Delio, giornalista da molti anni collaboratrice della rivista. Questo dopo che MIT Technology Review Online e altri giornali avevano ritirato alcuni articoli della Delio poiche' alcune fonti citate non erano state confermate. Di circa 160 articoli scritti da Delio su Wired nel 2004 quattro di questi sembra abbiano fonti predominanti che non e' stato possibile confermare. Terminata l'analisi Wired ha sparato i risultati in prima pagina.


(Michelle Delio)


Leggo spessissimo Wired e ho apprezzato nel tempo la qualità degli articoli di Michelle Delio - una volta si chiamava Finley - ma adesso mi sembra che le stiano per fare un mazzo quadrato... Inoltre, oltre a sparare i risultati in prima pagina, Wired ha stabilito una nuova politica interessante, che Mantellini non cita: In addition, Wired News will now require freelance reporters to submit contact information for all named sources. Also, anonymous sources will be used only with appropriate justification.

Infine, Wired chiede ai lettori che sappiano qualcosa delle storie in questione, di farsi avanti e dire tutto. Cosicché si possano glossare gli articoli (che non vengono ritirati ma semplicemente "annotati") che ancora non hanno problemi o che invece li hanno.

Un commento: mi sembra straordinario che su 160 articoli solo 24 abbiano problemi con le fonti e addirittura solo quattro in maniera sostanziale. Problemi, poi, che sarebbero quasi peccatucci veniali, rispetto per esempio ad altri tipi di violazioni deontologiche tipo "notizie in co-marketing" e via dicendo. Strano, intendo dire, in rapporto a un qualunque giornale che potete trovare nelle edicole italiane oggi, domani o qualsiasi altro giorno.

E poi mi chiedo: quale autorevole scuola di giornalismo potrebbe fare il lavoro di revisione di un qualunque autorevole collega giornalista dalle nostre parti? Forse anziché una scuola potrebbe pensarci l'Ordine regionale o nazionale?

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