17.4.05

Quel fattaccio brutto di ThinkSecret e degli altri Blog

DA UN PO' di tempo c'è questa vicenda, interessante per vari motivi, che riguarda Apple e tre siti di informazione: PowerPage, Apple Insider e Think Secret (che alcuni - ora vediamo perché - definiscono blog). Il succo della vicenda è questo: utilizzando fonti interne, i tre siti hanno anticipato prima dello scorso MacWord di gennaio a San Francisco notizie su prodotti futuri. Hanno cioè pubblicato quello che per le loro fonti era un segreto industriale del quale erano a conoscenza e dal quale erano vincolati contrattualmente.

Apple ha chiesto al giudice di far rivelare i nomi delle fonti e da lì è partito il casino... la difesa dice che i blogger hanno lo stesso diritto dei giornalisti veri e propri, l'accusa vuole i nomi e basta. Il tutto è ben riassunto da Luca De Biase:

Il giudice considera inutile discutere sulla possibilità che i blogger abbiano gli stessi diritti dei giornalisti perché in un caso come questo anche i giornalisti dovrebbero rivelare le fonti. E questo perché a suo parere, le fonti hanno commesso un crimine: quello di tradire un preciso contratto firmato con la loro azienda che li impegnava a non rivelare quello che hanno rivelato.

Questo potrebbe portare a sostenere che blogger e giornalisti hanno gli stessi diritti? No. Può far pensare che dovrebbero averli? Sì, visto che hanno gli stessi obblighi.


Da qui si arriva al punto interessante della discussione. C'è chi dice che la questione presentata al giudice non è definire chi è blogger e chi è giornalista, né se i primi abbiano diritto alle stesse tutele legali. Si deve stabilire cosa è e cosa non è segreto industriale. E questo non ci riguarda più di tanto.

C'è invece chi osserva, come Luca (nei commenti al suo post):

Non è che di fronte alla contestazione del diritto d'autore il giudice può perdonare chi pratica la cosiddetta pirateria, così come non può proteggere chi infrange un contratto che lo obbliga al segreto industriale. Ma un giornalista o un blogger che informano su dove la gente va a pescare le canzoni piratate commette un crimine o no? E un giornalista o un blogger che informano sulle notizie che chi ha infranto il segreto industriale commette un crimine o no? No, non lo commette. Ma conosce chi lo ha commesso: deve denunciarlo o testimoniare a sfavore della sua fonte? Una regola che stabilisca questo non è altro che un disincentivo a commettere crimini. E un incentivo alla creazione di forme di informazione alternativa e clandestina. I rapporti tra queste dimensioni dell'informazione sono sempre complicati. Per questo occorre raccontarsi problemi di questo genere: e forse trarne spunto per una esplicita autoregolamentazione di chi fa informazione. La distinzione tra giornalisti e blogger sta forse in questo: i giornalisti, in qualche modo, quella autoregolamentazione se la sono data. I blogger solo talvolta, individualmente. Può essere che sia giusto continuare così. Oppure può essere che si possa fare qualcosa di più. E' questo l'argomento che mi interessa. Il caso specifico, ripeto, è interessante. Ma è ancora più interessante il dibattito che ha suscitato (...)

Che facciamo? Ci autoregoliamo? Questo vuol dire che giornalista è chi il giornalista fa?

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