20.10.03

Ci siamo, � la terra dei canguri

MENTRE SCRIVO SIAMO al "day five" della mia permanenza da queste parti. Sono a Sydney, la porta dell'Australia. Il posto dove migliaia di immigrati di tutto il mondo (anche italiani, soprattutto dal secondo dopoguerra in avanti) hanno posato per la prima volta in questo continente che tutti qui si ostinano a chiamare "isola". Che dire? Pensiamo a Matrix o ai vari film che girano in questa citt�: sembra americana, una sorta di mix tra Los Angeles e San Francisco. Ma meglio, infinitamente meglio.

Nonostante le gang che la notte vanno a giro a sparacchiare (e per dirla politicamente scorretta, la maggior parte vengono dai quartieri musulmani), la citt� � calma e tranquilla. Quasi giocosa, se avete presente la psicologia degli australiani quando li incontrate a giro per il mondo. Forte attenzione per il rugby, ovviamente, ma anche per tutti gli altri sport, MotoGP compreso (e articoloni su Valentino Rossi). Qui con lo sport, a partire dalle Olimpiadi del 2000, si stanno costruendo un mercato e si fanno conoscere a giro per il mondo.

Ieri l'Opera house di Sydney compiva 30 anni, dall'inaugurazione della Regina. C'� forte rivalit� con Melbourne, l'altra citt� principale del Paese. Vado l� tra un paio di giorni, per adesso mi fa ridere che abbiano piazzato la capitale a Camberra fondamentalmente perch� � a met� strada - e quindi equidistante, come direbbero i nostri politici - tra le due citt�. Il premier federale � liberale, ma tutti i premier di Stato sono laburisti. Lo chiamano "pupazzo di Bush", che tra l'altro in questi giorni � a giro da queste parti.

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